CONCORSO DIRIGENTI SCOLASTICI: “TEST 5”, QUELLA SCRITTA CHE PROPRIO NON DOVEVA ESSERCI.





Anche io, come migliaia di altri candidati, la mattina del 12 ottobre 2011 mi sono presentato nella
sede indicata per cimentarmi nella prova preselettiva del concorso per Dirigenti scolastici. Eravamo
in tanti davanti all’istituto romano; alle otto in punto, come da copione sono state aperte le porte e
ognuno dei candidati ha potuto prendere posto nell’aula predeterminata. Dopo pochi minuti è
iniziata l’operazione di identificazione; mi aspettavo che qualcuno della Commissione di vigilanza
ci invitasse a consegnare i telefoni cellulari invece nulla, intorno alle dieci ci è stato detto che chi
avesse voluto avrebbe potuto consegnare i cellulari, chi no sarebbe stato meglio li avesse tenuti
spenti. Per me non faceva differenza, visto che il mio l’avevo dimenticato a casa.







Per tutta la mattinata i candidati entravano ed uscivano dall’aula, facevano indisturbati telefonate,
prendevano caffè e mangiavano cornetti portati al piano da un omino attrezzato all’uopo. Verso le
undici e mezzo è entrata una donna, distinta, che ci ha raccomandato di non uscire più dall’aula
poiché nel giro di pochi minuti sarebbero stati consegnati i libroni e i fogli delle domande.
Pazientemente abbiamo atteso il fatidico momento. Alla consegna dei fogli con i quesiti ho notato
subito un particolare che mi ha turbato non poco e ha sollevato in me dubbi e interrogativi. Su uno
dei due fogli (al momento non ricordo se quello che riportava i numeri delle domande o l’altro,
quello delle risposte) era riportata, in alto a destra e a chiare lettere la scritta “Test 5”. Mi sono
subito chiesto: <<E’ lecito contrassegnare in maniera riconoscibile una batteria di quesiti da
proporre in un concorso pubblico?>>. La risposta è ovvia, semplice, scontata: certo che non è
opportuno farlo. Me lo dice la logica, non c’è bisogno di spulciare all’interno di leggi e regolamenti.
Ma per capire bene la questione dobbiamo fare un passo indietro. Qui la ricostruzione si fa un
tantino incerta in quanto le notizie filtrate sono scarse. Tuttavia sembra proprio che
precedentemente all’estrazione della batteria di quesiti proposta la mattina del 12 ottobre, siano
state estratte a sorte alcune batterie di test, di cento quesiti ognuna, ciascuna contrassegnata da una
scritta: “Test 1”, “Test 2”, …, “Test 5”. Orbene, tra queste batterie estratte è stata fatta una seconda
estrazione a sorte, di una sola batteria, quella alla fine proposta ai candidati. Subito viene da
chiedersi il perché di tale complicato marchingegno. Non sarebbe forse stato più semplice e più
logico estrarre, la mattina del 12 ottobre, una sola batteria di cento quesiti e proporla ai candidati?
Credo che la chiarezza delle procedure ne avrebbe guadagnato tanto!
Facciamo un’ipotesi che da sola chiarisce l’inopportunità della scritta “Test 5” sul foglio proposto.
Supponiamo solo per un momento che qualche candidato disonesto avesse avuto in tasca,
provenienti da chissà quale via, le soluzioni ai quesiti delle batterie estratte nel primo sorteggio. La
mattina dello svolgimento della prova preselettiva non avrebbe dovuto fare altro che posizionarsi
nella fila corrispondente a quella delle soluzioni che aveva con sé (fila A o fila B) e
successivamente copiare le soluzioni ai quesiti sul foglio delle risposte.
A questo punto bisogna necessariamente chiedersi perché nei ricorsi presentati dai candidati non
ammessi alla preselettiva si è parlato sostanzialmente di errori nelle risposte pubblicate dal MIUR
ma non si è fatto cenno alla scritta “Test 5” che a mio modesto parere proprio non doveva esserci.
Credo che la risposta sia semplice. Se il mio ragionamento è basato su dei giusti presupposti e arriva
a delle corrette conclusioni tutto questo non sarà sfuggito a chi è più avvezzo di me a consultare
leggi e regolamenti. Credo che inserire nelle motivazioni del ricorso la scritta in questione avrebbe
poi rischiato che qualche collegio giudicante avesse ammesso il difetto di forma e fatto crollare
tutto, come un castello di carte!

Di Massimo Colasanti