Perché studiare la matematica?



Da un interessante  commento postato all’articolo “Lingue classiche e matematica: discipline che insegnano a ragionare “ nel gruppo Facebook “  NOI A SCUOLA...CON PON...PQM e... LIM “ che fa riferimento ad uno scritto di Alessandro Padoa,  si prende spunto per riportarne un altro dello stesso autore:


 [L'elogio della matematica, discorso di Alessandro Padoa in Pinerolo, 28 marzo 1908:]

Mentre affermo, come ora faccio, che nessuna scienza mi sembra più utile, più bella e più facile della matematica, quei tali (quelli che ostentano disprezzo per la matematica) forse commentano argutamente questi tre aggettivi, così: Utile? E quale professore non ritiene utile più di ogni altra la dottrina che egli insegna? Bella? Bello è quel che piace e, se la matematica piace a lei, non piace a noi. Facile? Questo poi rasenta la canzonatura! No, no; io non scherzo. E poiché nulla più del dogmatismo è ripugnante a chi abbia la mente esercitata alle indagini scientifiche, io non voglio imporre a quei tali la mia opinione: desidero soltanto aiutarli a formarsene una conforme alla mia. Ho detto che la matematica è più facile di ogni altra scienza. Ed invero: quale altra scienza si occupa di verità più elementari, poiché essa non ne presuppone alcun altra, mentre ogni altra presuppone la matematica? In quale altra scienza le argomentazioni sono altrettanto convincenti ed esaurienti? Quale altra scienza conduce a risultati più sicuri e più agevolmente controllabili? E' appunto la facilità e l'immediatezza della verifica che, dando autorità critica decisiva anche ai più ignari, rende impossibile ogni frode. Invero, mentre un matematico ciarlatano può essere messo con le spalle al muro da uno anche non molto esperto, soltanto un dotto può riuscire a confondere, se pur vi riesce, un presuntuoso che si vanti competente in questioni politiche od economiche, filosofiche o artistiche; tanto è vero che, quando due discutono di argomenti siffatti, quasi sempre accade di udir senza che alcuno riesca a provare luminosamente la verità della propria; tanto è vero che, mentre il tempo fece giustizia di psicologi e moralisti, filosofi e giuresconsulti ch'ebbero grandissima e immeritata fama, la storia non registra, ch'io sappia un solo esempio di matematico il cui nome già sia divenuto oscuro nel volgere dei secoli. Quando affermo che la matematica è più facile d'ogni altra scienza, io non ignoro e non dimentico quanto essa riesca difficile ai più (troppi si incaricano di provarmelo quotidianamente!): gli è che, a dirla francamente, io dubito che costoro, benché siano i più, siano atti a formarsi una solida cultura in qualsiasi altro ramo delle scibile. Ho detto che la matematica è più bella d'ogni altra scienza; ed invero in quale altra meglio rifulge lo splendore del vero? Ho detto che la matematica è più utile d'ogni altra scienza; ed invero quale altra fornisce cognizioni tanto universali nel tempo e nello spazio, aiuto altrettanto valido alle scienze fisiche a alle arti costruttive? Ma la matematica è universalmente utile, oltre e forse più per la verità che essa fa conoscere, per i metodi di ricerca che essa adopera ed adoperando insegna. Nessun altro studio richiede meditazione più pacata: nessun altro meglio induce ad esse cauti nell'affermare, semplici ed ordinati nell'argomentare, precisi e chiari nel dire; e queste semplicissime qualità sono sì rare che possono bastare da sole ad elevare, chi ne è dotato, molto al di sopra della maggioranza degli uomini. Perciò io esorto a studiare matematica pur chi si accinga a divenire avvocato o economista, filosofo o letterato; perché io credo e spero che non gli sarà inutile saper bene ragionare e chiaramente esporre. Alessandro Padoa (1868-1937)

Fonte: R. Fortini, L. Cateni, C. Bernardi, Il mondo geometrico, Le Monnier, 1983
P.S. Ai lettori d'oggi alcuni punti del precedente brano potranno sembrare un po' retorici. Riteniamo, comunque, che le considerazioni del Padoa conservino ancora una loro coerenza e si prestano a far da base per un interessante dibattito. R. Fortini, L. Cateni, C. Bernardi, giugno 1983
Aldo Domenico Ficara

Alessandro Padoa (1868-1937)
A lui si deve la dimostrazione dell’indipendenza degli assiomi di Peano per l’aritmetica e la scoperta di un importante principio della teoria delle definizioni, che ancor oggi porta il suo nome.
Nato a Venezia il 14 ottobre 1868, intraprende gli studi universitari in Ingegneria a Padova, Torino e Bologna e si laurea in Matematica a Torino nel 1895. Passa poi ad insegnare nelle scuole secondarie di varie città, fra cui Pinerolo, Chioggia e Cagliari. Dal 1909 al 1935 è a Genova, all’Istituto Tecnico e al Liceo Colombo e tiene anche, dal 1911 al 1930, l’incarico di Analisi matematica alla R. Scuola Navale. Nel 1932 consegue la libera docenza in Logica matematica presso l’Università di Genova, dove insegna solo fino al 1936, per sopraggiunti limiti d’età. Muore a Genova il 25 novembre 1937.
Padoa è fra i più stretti collaboratori di Giuseppe Peano nelle ricerche di logica matematica e sui fondamenti dell’aritmetica e della geometria. A lui si deve la dimostrazione dell’indipendenza degli assiomi di Peano per l’aritmetica e la scoperta di un importante principio della teoria delle definizioni, che ancor oggi porta il suo nome. Aderisce con entusiasmo alle varie attività promosse nella scuola di Peano, tenendo corsi e conferenze di logica anche all’estero e partecipando con assiduità ai congressi internazionali. Collabora inoltre attivamente alla redazione del Formulario Mathematico di Peano.
A cura di C.S. Roero, del 09/03/2007