Organico dell’Autonomia e articolo 64, basta con le falsificazioni della legge!

Il Senato ha approvato giovedì 29 marzo il decreto sulle semplificazioni. Gli articoli che riguardano la scuola non hanno subito modificazioni rispetto al testo della Camera e pertanto possono considerarsi definitivi. In altre occasioni mi sono occupato con contributi, sia sull’articolo 50 che riguarda l’autonomia scolastica, sia sull’art. 53, sull’edilizia, che possono essere utilmente tenuti presente. Oggi voglio dedicare questa riflessione ad una questione che mi appare di grandissimo rilievo per le prossime scadenze che riguardano la scuola. Mi riferisco all’esigenza di una valutazione rigorosa di quello che l’art.64 della legge 133/08 ha stabilito effettivamente in materia di riduzione della spesa per l’istruzione.




Può sembrare incredibile ma a tutt’oggi è difficile trovare una lettura corretta di questo articolo sia in ambito governativo e sia, troppo spesso purtroppo, anche in ambito sindacale.
Infatti l’art.64 affermava con molta chiarezza, che non necessita di particolari analisi ermeneutiche, che:
a) il rapporto studenti/insegnanti dovesse aumentare nel triennio 2009-11 di una’unità;
b) l’organico del personale ATA dovesse diminuire nel 2012 del 17% rispetto a quello allora in atto;
c) con tali misure si sarebbe dovuta in particolare conseguire una consistente riduzione del numero degli insegnanti in servizio, da ottenersi con una serie di interventi sul sistema scolastico, consentendo in tal modo di realizzare a regime nel 2012 un risparmio strutturale di 3,188 miliardi a cui si sarebbero dovuti aggiungere quello prodotto dalla legge finanziaria n. 244/2007;
d) la definizione degli interventi per ottenere tali risultati veniva affidata ad un Piano Programmatico che avrebbe dovuto configurare le linee con cui realizzare i vari Regolamenti di delegificazione con cui realizzare tali obiettivi;
e) un 30% di tali risparmi, corrispondente a regime nel 2012 a 957 milioni di euro, sarebbe dovuto confluire in un Fondo destinato a premiare il merito dei docenti;
f) un Comitato interministeriale di verifica tecnico finanziaria, nominato dal Consiglio dei ministri, avrebbe dovuto monitorare tale processo di riduzione della spesa;
g) una norma di salvaguardia avrebbe dovuto garantisce il conseguimento di tali economie operando con tagli lineari sulle spese non obbligatorie qualora non si fossero realizzate le riduzioni nelle retribuzioni conseguenti ai tagli del numero dei docenti in servizio;
E’ bene però precisare con altrettanta chiarezza che l’art. 64 non si occupava mai direttamente della riduzione degli organici e soprattutto non stabiliva “limiti o criteri” per la loro definizione come erroneamente riportano vari commi dell’art.50, del suddetto decreto sulle semplificazioni, che riguarda l’autonomia scolastica.
A molti a prima vista queste affermazione potranno apparire surreali. In realtà esse, a mio parere, rappresentano l’unica interpretazione di quanto stabilisce l’art.64.
Tale progetto del governo Berlusconi-Tremonti si avvalse purtroppo del clima improvvidamente creato nel 2007 dal Quaderno bianco del governo di centrosinistra. Secondo quelle analisi infatti in Italia si spendeva troppo per l’istruzione, ignorando fra l’altro che proprio in quel 2007 eravamo, con il 4,8%, all’ultimo posto nei paesi dell’Ocse in quanto ad incidenza sul PIL della spesa pubblica per l’istruzione. Si contribuiva in quella occasione anche alla falsa rappresentazione della presenza nel nostro paese di un numero di insegnanti eccessivo e ormai fuori controllo ecc.
La Relazione tecnica che accompagnava l’art.64, certificata dal MIUR e da quel medesimo Ragioniere dello Stato che opera purtroppo ancora oggi, si occupava della quantificazione del numero degli insegnanti in servizio e degli obiettivi riguardanti la loro riduzione numerica. La riduzione del numero degli insegnanti e del personale della scuola rappresentava il principio pedagogico della riforma
Il numero degli insegnati in servizio nell’anno scolastico 2008-09 veniva identificato in 868.000 unità. Nessun riferimento veniva operato rispetto al numero dei posti in organico. Infatti in quella occasione serviva lievitare al massimo quel numero. Vi si comprendevano gli incarichi a tempo indeterminato e determinato sui posti normali, gli incarichi a tempo indeterminato e determinato su posti di sostegno e gli incarichi a tempo indeterminato e determinato degli insegnanti di religione cattolica.
Si calcolava così nella Relazione Tecnica che per realizzare quell’unità in più nel rapporto studenti/insegnanti in servizio (insegnanti in servizio come dianzi descritto e non gli organici dei medesimi!) sarebbe stato necessario ridurre il numero degli insegnanti in servizio di 87.000 unità.
In tutta la fase di realizzazione dei tagli gli 87.000 insegnanti in meno sono diventati 87.000 posti di organico in meno. Ciò essenzialmente perché la riduzione dell’organico era lo strumento tecnico per realizzare una riduzione del numero degli insegnanti. Tanto per intenderci se fosse stato possibile eliminare solo i posti a tempo determinato avremmo potuto non avere alcuna riduzione degli organici!
In realtà la relazione tecnica conteneva la chiave della manipolazione in atto di quel dettato legislativo in quanto il calcolo delle riduzioni di spesa veniva effettuato sul costo di 87.000 posti interi. Comincia dunque con questa Relazione Tecnica lo scambio delle mele con le pere!
In sostanza da una parte l’art.64 prevedeva che i tagli avrebbero dovuto riguardare sia docenti a tempo indeterminato sia docenti a tempo determinato eventualmente con un incarico su un orario ridotto e con una retribuzione ridotta, dall’altra la relazione tecnica calcolava impropriamente gli effetti dei tagli considerando tutti gli 87.000 docenti come impiegati su posti interi.
Nell’anno scolastico in corso 2011-12 l’obiettivo della legge di ridurre di 87.000 unità il numero dei docenti a tempo indeterminato e determinato è stato pressoché raggiunto, riducendo il loro numero a 791.597 unità. La tabella ministeriale, manipolata dal Capo Dipartimento Lucrezia Stellacci e pubblicata successivamente allegata al comunicato di smentita del MIUR, omette di indicare i 26.580 insegnanti di Religione cattolica, Se si aggiunge tale cifra alle 765.017 unità indicate nella tabella si raggiunge la cifra complessiva dianzi indicata che coincide praticamente con l’obiettivo di riduzione indicato dall’art.64.
Anche la riduzione dei posti in organico è stata assai consistente. Si è trattato di una riduzione complessiva di 71.271 posti di cui 701 nell’Infanzia; 28.000 nella Primaria 20.631 nella scuola secondaria di I° grado e di 22.705 nella scuola secondaria superiore. A questi si deve aggiungere, rispetto al dato del’anno scolastico 2008-09, la riduzione di 21.721 incarichi, anche su spezzoni. Per comprendere il motivo della diversità di questi dati con la fonte Miur, si deve aver presente che la tabella Ministeriale indica nel 2011-12 solo 625.878 posti normali intendendo di aggiungere a quelli assegnati a tempo indeterminato solo 28.857 posti a tempo determinato, ricondotti a 18 ore settimanali, dei 70.522 assegnati in quell’anno scolastico su spezzoni. In ogni caso il numero di posti totali non è di 723.515 unità ma di 750.094 qualora, come è indispensabile se si vuole rispettare il criterio adottato per il 2008-09 dalla Relazione tecnica, vi si aggiungano i 26.580 docenti di IRC. Dunque nella realtà le mele (i posti) sono 750.094 e le pere (gli insegnanti in servizio) sono 791.597.La relazione tecnica indicava la riduzione delle pere e tale obiettivo è stato raggiunto. Il resto è solo manipolazione dei dati.
Per il personale ATA si è passati dai 252.661 posti dell’anno scolastico preso a riferimento di partenza ai 210.377 di questo anno di cui ben 12.379 accantonati per le LSU e le Ditte appaltatrici (ma questo la Gelmini, che ha sempre inveito contro i bidelli fannulloni, non lo ha mai capito!) L’obiettivo di riduzione a 208.161(-17% , è dunque pressoché raggiunto)
Se non si sono realizzati pienamente gli obiettivi economici indicati questo dipende dalla difettosa formulazione della legge e non può esser rimediato modificandone surrettiziamente il suo significato : considerando cioè il rapporto studenti/organici come quello a cui destinare quell’aumento di una unità che la legge prevede per il rapporto studenti/insegnanti in servizio.
Soprattutto, come sembra aver compreso il ministro Profumo nella formulazione delle linee guida per la definizione degli organici di diritto del prossimo anno scolastico, non sono consentite in nome dell’attuazione dell’art.64 ulteriori riduzioni di organico o del numero degli insegnanti.
A partire dall’anno scolastico 2013-14 in poi ciò dovrà avere un decisivo riflesso anche nella definizione degli organici delle autonomie scolastiche e delle Reti che, anche se restasse fermo il blocco degli organici di diritto al livello dell’anno scolastico 2011-12, non potranno che avere un carattere aggiuntivo a questi ultimi che continuano grottescamente a sopravvivere nella loro congelamento.
A questo punto conterà molto lo scioglimento del nodo riguardante la fine che ha fatto quel 30% dei risparmi fantasma destinati al pagamento degli scatti del triennio 2010-11-12 a cui, quasi come a rappresentare uno sberleffo dei tecnici del Tesoro a quelli dell’Istruzione, si dovrebbe ora aggiungere una delle possibilità individuate per reperire risorse per gli organici dell’autonomia. Ma per questo argomento è necessario uno specifico e prossimo approfondimento.


Osvaldo Roman


Fonte articolo: Retescuole.net