Il ministro Profumo, l'Invalsi, lo specchio e il termosifone

di Vincenzo Pascuzzi - 9 maggio 2012


Non è il titolo né di una storiella né di una barzelletta. Sono alcune considerazioni sull'Invalsi.

Partiamo dalla Francia. Il 6 maggio, il socialista François Hollande ha prevalso su Nicolas Sarkozy ed è stato eletto presidente. Nel programma di Hollande, due cose interessanti da segnalare. La prima è l'impegno prioritario (1) a potenziare la scuola con “60.000 posti di lavoro in più nelle scuole, tra insegnanti, educatori, psicologi e figure di sostegno, con un totale di 5,2 miliardi di euro investiti” (2). L'altra è la possibilità di andare in pensione a “60 anni per coloro che hanno iniziato a lavorare prima dei 18 anni e con i contributi in regola” (3).
Il confronto con l'Italia è spontaneo e istruttivo. Il precedente governo, con Gelmini, ha appena tagliato 8 mld, 81.120 docenti, 44.500 ata. L'attuale governo con Fornero ha portato l'età pensionabile a 66-67 anni! 





Ma veniamo all'attuale ministro dell'Istruzione, Profumo, che ha assicurato continuità con la precedente gestione Gelmini e la sta mantenendo. Solo ieri Profumo, forse perché sollecitato dalla stampa e da qualche sindacato (4), si è finalmente espresso sui test Invalsi, o sugli invalsi tout court. Così il ministro: "L'Italia ha bisogno della valutazione: solo guardandosi allo specchio il paese può migliorarsi. La carenza di cultura della valutazione" di cui soffre il paese "ci sta penalizzando nei confronti internazionali" (5) (6).

Cioè Profumo paragona gli invalsi (o i test dell'Invalsi, per essere precisini) a uno "specchio"! Il paragone è sorprendente, del tutto improprio, fuorviante e ingannevole. Finora questi benedetti test a crocette (o a scelta multipla, per i soliti) sono stati paragonati al metro della sarta, al “Grand Kilo depositato a Parigi”, al termometro e al colesterolo e perciò indicati o ritenuti uno strumento di misura ovvero “scientifici” e “oggettivi”. Addirittura «Un termometro oggettivo» ha voluto recentemente puntualizzare (quasi cesellando) Attilio Oliva, presidente dell'Associazione Treellle (7). 

Ora quello che si vorrebbe “misurare” è una qualità (peraltro nemmeno ben individuata, definita o indicata e funzione di molte altre condizioni, anch'esse vaghe) non una quantità. E le qualità non si possono misurare. Lo sanno i fisici, gli ingegneri, gli scienziati. Non esistono misure scientifiche e/o oggettive delle qualità.

Il procedimento dialogico degli aspiranti misuratori filo-invalsi parte invero dalla conclusione voluta e scelta e – a ritroso – inventa le premesse necessarie e le ipotesi ad hoc (e questi sono procedimenti tipici delle religioni). Senza farla lunga, il ministro Profumo, che pure ha studiato Fisica, Ottica e Misure, giustifichi e dimostri il paragone invalsi-specchio, se può.

Sempre ieri, Profumo, passando dallo specchio alle foto sosteneva: “solo attraverso una fotografia corretta e trasparente della situazione attuale possiamo cercare di migliorare la scuola” (8). Ma di “fotografie” che consentano – avendo però volontà e risorse - di operare per migliorare la scuola ne esistono anche troppe e da tempo. Vediamone solo tre.

Solo di qualche giorno fa, Elsa Fornero affermava “I nostri giovani sanno troppo poco. Non conoscono le lingue, l�italiano compreso e neanche i rudimenti della matematica. Non sanno fare di conto” (9). Però limitiamoci alla foto, ma non proseguiamo con le soluzioni ipotizzate: “L’unica soluzione che la Fornero si sente di proporre è la trita e ritrita invocazione dell’impresa. L’antidoto all’ignoranza è l’apprendistato. Davvero un pensiero originale e profondo” (10):

Sempre recentemente, su La Stampa, Marco Rossi-Doria: “Sono i figli dei poveri a fallire a scuola. E sono tanti: il 20% del totale. Che tende a diventare il 30% e più nel Sud come nelle periferie del Centro e del Nord. Lo dicono i dati del ministero dell’Istruzione (!!), quelli Istat, la Banca d’Italia, la relazione della Commissione indagine sulla povertà. Lo mostra, pezzo per pezzo, il bellissimo “Atlante dell’infanzia a rischio”, curato da Save the children ....” (11). Qui ci si può domandare perché queste indicazioni non vengono esposte e discusse in ambito governativo o del Miur di cui Rossi-Doria fa parte.

La terza foto, più che una “fotografia”, è un vasto album: provi il ministro Profumo a cercare su internet, con Google o altro motore, “lettere aperte ministro Profumo”. Troverà più di 300.000 link, anche già raggruppati. Alcuni saranno fasulli e dispersivi, ma con i suoi collaboratori, il ministro ne potrebbe selezionare rapidamente un centinaio o due e poi mettersi all'opera già domani. Perciò non servono o non sono essenziali e propedeutici gli invalsi. 

Infine veniamo al termosifone. “Caro ministro, mi chiamo Alessio, vorrei un termosifone per ogni classe, i banchi che sono rotti, una palestra, i libri, armadi, pavimenti che sono rotti, le sedie, vetri alle finestre, ....” (12). Così scriveva appunto Alessio al ministro in occasione della sua visita di febbraio alla scuola Falcone dello Zen di Palermo. Non abbiamo saputo più nulla. Ma se a questo termosifone non si provvede subito, cioè nei mesi di giugno, luglio e agosto, Alessio e compagni non l'avranno per settembre. Oppure per provvedere, serve prima lo “specchio” Invalsi?

Vincenzo Pascuzzi