«Giusto premiare il merito ma la scuola sia per tutti»

Di  Mariagrazia Gerina
12 giugno 2012


C’è una rivoluzione che non può essere interrotta. «Si chiama scuola di tutti», scandisce l’ex ministro dell’Istruzione, Luigi Berlinguer, ora europarlamentare del Pd. Uno che non teme di dover andare controcorrente, se ce ne è bisogno. «Il merito è di sinistra, è vero», ribadisce. E però, dopo aver letto come il suo “successore” Francesco Profumo (GUARDA LA VIDEO-INTERVISTA) intende promuoverlo, prova a dare qualche suggerimento: «Va benissimo voler premiare chi è bravo purché non sia un ritorno al bel tempo andato, quando Berta filava e i tre quarti degli adolescenti venivano tagliati fuori dalla scuola».


Oggi – ricorda, dall’alto dei suoi ottant’anni – ci sono metodi più moderni per innalzare la qualità dell’istruzione. E avvicinarsi all’Europa. «Il guaio è che in Italia gli opinion makers quando parlano di scuola sembrano sempre voler dire: “quanto stavo bene, come era bello il mio liceo”». È anche a loro che, da decano, l’ex ministro manda a dire: «Ragazzi, il mondo è altrove».

Dov’è il mondo?
«La più grande rivoluzione del nostro tempo è la scuola per tutti e l’Italia non la realizza ancora, perché l’impianto educativo strozza questo evento fondamentale per la democrazia che è l’accesso di tutti al sapere, nella valorizzazione delle diverse capacità: questa è l’urgenza, dunque. Combattere la dispersione scolastica, sia quella che lascia fuori gli studenti, sia quella che canalizza in ghetti dequalificati una parte di loro. L’inclusione sociale se diviene soltanto un cancello aperto per accedere a un pascolo brado non è una carità e non è una grande conquista. La scuola per tutti o è di qualità o non serve».

E il merito?«Ha ragione Marco Meloni (responsabile università del Pd, ndr), il merito è un’idea di sinistra. Per me una scuola che non valorizza le eccellenze non è una scuola che si rispetti. E ha ragione il ministro Profumo a dire che merito e inclusione sono due facce della stessa medaglia e a voler procedere in questo senso. Ma la condizione perché entrambe possano realizzarsi è che si cambi alla radice l’impianto educativo italiano. E purtroppo questo non è da tempo nell’agenda politica del Paese».

Vuol dire che la scuola avrebbe bisogno di un’altra riforma? «No, vorrei un cambiamento, che, per passi graduali, ponesse l’apprendimento al centro. Lo dico in inglese: bisogna realizzare la mass personalization con flessibilità curricolare».

Ovvero?
«Curricoli flessibili e più autonomia per favorire l'individualizzazione dell’apprendimento, destando curiosità, emozioni, interessi intellettuali diversi. Non semplice trasmissione del sapere. Purtroppo l’autonomia delle scuole, da Moratti in poi, è stata soffocata. E senza è impossibile realizzare merito e inclusione».