Studiare per un pezzo di carta che non c’è



La notizia, diffusa qualche giorno fa, sul fatto che l’'ufficio scolastico regionale per la Campania è in forte ritardo nella  consegna delle pergamene per i diplomi di maturità, riporta alla ribalta la questione sulla validità legale del titolo di studio. Infatti, dal punto di vista dell’efficacia giuridica, il possesso di un titolo di studio con valore legale, nel nostro ordinamento,  è  una condizione necessaria per il proseguimento degli studi nel sistema scolastico o accademico nazionale, per l’ammissione ad esami di Stato finalizzati all’iscrizione ad albi, collegi ed ordini professionali, per  la partecipazione a concorsi banditi dalla pubblica amministrazione ed infine per l’inquadramento in precisi profili funzionali lavorativi.


Il problema della mancata consegna in Campania dei diplomi in originale, comporta, tra le altre cose,  che le Università interessate, dove  si sono iscritti i neo diplomati coinvolti nella mancata consegna del diploma, non possono rilasciare il libretto per gli esami. Al momento i risultati degli esami di questi studenti sono stati solo verbalizzati in attesa della trascrizione nel libretto, che sarà rilasciato solo dopo avvenuta consegna del diploma di maturità originale. Nell’attesa che il diploma in pergamena sia consegnato in Campania,  su tutto il territorio nazionale si acuisce il confronto sul tema del valore legale del titolo di studio, dove si contrappongono due intendimenti, il primo basato sulla sua totale  abolizione, in quanto una laurea presa a Roma è diversa da una presa a Milano o in un’altra città. La laurea, secondo tale pensiero, non avrà più  lo stesso peso, misurato dalla legge, ma il suo valore dipenderà unicamente dalla reputazione degli atenei. Quindi  un 110 e lode preso in una Università più “ facile “ ( bisognerà stabilire cosa si intende per più facile ),  non può valere un 100 che è costato più fatica presso un ateneo più “ difficile “ e considerato, secondo alcuni parametri oggettivi, come migliore. Mentre la seconda ipotesi,  un po’ meno drastica ma ugualmente rivoluzionaria, prevede l’eliminazione del voto di laurea solo dal calcolo del punteggio nei concorsi pubblici. Ma intanto in Campania niente pergamene e niente diplomi.

Aldo Domenico Ficara