“ Buste trasparenti “ una questione etica che potrebbe danneggiare l’immagine della Lombardia



Il problema delle "buste trasparenti " esce fuori dai confini del concorso per Dirigenti scolastici, e diventa un problema etico che contraddistingue la deontologia lavorativa di una regione, la regione Lombardia. La corsa e l’unione di intenti tra enti locali, associazioni di professionisti, sindacati, istituzioni scolastiche, nel tentativo di sminuire un fatto, un’azione, una procedura definita dal Consiglio di Stato irregolare, tradisce concetti di trasparenza e legalità. Sono molte le riunioni a porte chiuse, i comunicati stampa di solidarietà agli immessi nelle graduatorie di merito finali, gli ammiccamenti tra potenti della casta scolastica. Sfugge, però,  un dato, al momento considerato superfluo, viste le imminenti manovre salva presidi, quello della reazione composta ma energica dell’opinione pubblica non residente in Lombardia, che guarda con sospetto queste iniziative di chiara matrice politico elettiva.
 
Sono molte le voci , le indiscrezioni, i discorsi, gli incontri tra professionisti che operano fuori dalla scuola, ma che con essa hanno un legame stretto perché genitori di studenti o parenti di operatori scolastici. Sono ingegneri, medici, commercialisti etc, che riflettono sulle potenzialità negative della questione “ buste trasparenti, facendo scattare reazioni, dubbi e riflessioni in merito. Immaginiamo un ingegnere, direttore dei lavori in un cantiere edile, che al di fuori delle specifiche di un capitolato d’appalto, deve decidere sull’utilizzo o meno di un materiale prodotto o commercializzato in Lombardia. Sapendo che  nell’ ambiente scolastico lombardo si sono usate  buste trasparenti,  per associazione di idea il  professionista potrebbe pensare che l’uso di tali buste ci sia anche in altri comparti lavorativi.  Ad esempio conoscere in una gara di appalto le cifre proposte da una ditta concorrente,  falsa la gara stessa e dequalifica la qualità del prodotto da scegliere. La conseguenza potrebbe essere quella di utilizzare materiale prodotto o commercializzato in altre regioni,  dove l’uso delle buste trasparenti non esiste. Probabilmente la regione Lombardia invece di lanciarsi in campagne divergenti rispetto alle ordinanze del Consiglio di Stato, dovrebbe riflettere di più sulle conseguenze di immagine che le buste trasparenti le affibbiano, indicandola agli occhi dell’opinione pubblica nazionale e internazionale,  come una regione indifferente alle procedure amministrative irregolari e giuridicamente poco affidabili.

Aldo Domenico Ficara