LA FAVOLA SULLA TRAIETTORIA DELL’ATTACCO ALLA CLASSE DOCENTE E AL SUO STATUS COSTITUZIONALE, PER UN ESERCIZIO PROSPETTICO DI ESTRAPOLAZIONE E INTERPOLAZIONE DI POLITICHE SCOLASTICHE

di Giancarlo Memmo


C’era una volta, nel Paese delle Meraviglie,  l’insegnante che aveva un orario di servizio di 18 ore cattedra, viveva felice con pochi soldi che gli bastavano per fare la spesa ed era sereno e contento  perchè aveva uno status sociale di prestigio, in quanto riconosciuto detentore della Cultura e del Sapere e anche per questo era molto considerato dalle persone di tutti i ceti, compreso il meccanico-elettrauto del paese. Se l’insegnante non era di ruolo, allora ricordava sempre con maggior piacere i primi tre mesi del suo stipendio di incaricato annuale, perché erano quelli esentasse e prendeva tante belle lirette, certo il quarto mese pagava le tasse, ma la progressività fiscale allora era “benigna”.


 


Un triste giorno però,  per le solite ragioni economiche di “salvezza nazionale” e di governi di tecnici e di altri personaggi di sinistra, qualcuno di questi decise che era ora di “privatizzare” e fu così che nel 1993 iniziò il processo di “privatizzazione del pubblico impiego” ad opera di Carlo I e del Dottor Sottile. L’inammovibilità e la illicenziabilità a garanzia dell’indipendenza del pubblico impiegato cominciarono fortemente a vacillare. Anche le classi vacillavano con il decreto taglia-classi di Rosetta di Borbone, del resto “l’Europa lo imponeva” già a quei tempi.
Non dovrebbe essere difficile per un meccanico che legga solo la Gazzetta dello Sport, intravvedere gli effetti sullo status dell’insegnante e sul suo ruolo lavorativo e allo stesso modo il nostro meccanico sportivo potrebbe avere delle ovvie opinioni sulla didattica, cioè come direbbe lui “su come vi spiegano i professori e come fanno lezione e vi danno i compiti”. La didattica del nostro insegnante e la sua libertà di insegnamento iniziarono a soffrire, affogate in classi che cominciano a riempirsi a dismisura….e per la comparsa di fantasmi di incertezza lavorativa, detta oggi anche “flessibilità” e “noia del posto fisso”.

            Il riempimento delle classi procedeva inesorabilmente con lo svuotamento anche sociale della funzione docente, fu così che nel Paese delle meraviglie, Franco detto “il professore” trovò la soluzione: la fantastica scuola dell’autonomia, cura di tutti i mali e base per nuovi diritti e ovviamente nuova efficienza. Il docente che prima era “solo” detentore del Sapere e della Cultura sociale, “si mise in gioco”, anche attraverso sperimentati “circuiti formativi e di aggiornamento sindacale” della famosissima “progressione per merito” detta anche attualmente dei “dilettanti allo sbaraglio” da non confondere con quella dei “debuttanti”, quest’ultima è una categoria giuridica in divenire, infatti si è formata per lo più in procedure concorsuali caratterizzate dal nuovo concetto dell’uguaglianza: la par condictio nell’errore. Fu un lavorio immane, le iscrizioni formative piovevano a catinelle, del resto, pensava il nostro insegnante, se vuoi scattare per “sopravvivere” non devi occuparti più di lezioni e di allievi, ma soprattutto di “ben altro”. Fu così che dall’insegnante a “una dimensione” si perfezionò la mutazione “multidimensionale”, divenne un vero e proprio “direttore d’orchestra”, in divenire costante verso le sfide del futuro: il lunedì era psicologo e terapista della famiglia, il martedì sociologo e sessuologo, il mercoledì e il giovedì era assistente amministrativo impegnato in lavori di segreteria che il “progettificio” dell’Autonomia gli aveva appaltato “a sua insaputa”, il venerdì faceva l’insegnante per le necessarie verifiche da annotare minuziosamente sul registro personale,  e il sabato era “giorno libero”….fu così che il nostro insegnante, ormai “travet”, si accorse che tutti volevano il “sabato libero” e quindi magari qualche volta a lui non toccava. Niente paura, per fortuna che c’è la legge sull’Autonomia e le RSU, le attività “amministrativo-didattiche” dell’insegnante si possono articolare con la settimana corta, ovviamente per il bene dei ragazzi e delle famiglie, detta anche “utenza” perché nel frattempo la scuola, direi “giustamente”, da luogo di Cultura e del Sapere, si era trasformata in “fabbrica”…. quindi sabato libero per tutti e pazienza se così facendo non ci sono i 200 giorni di scuola europei, insomma non si può sempre dire “sì” all’Europa.

            A questo punto nella nostra favola dobbiamo ricordare che in quegli anni qualcuno cominciò ad accorgersi che se l’insegnante era “privatizzato”, il CCNL  doveva essere adeguato monetariamente almeno all’inflazione “programmata” (che notoriamente come tutto ciò che è “programmato” si distingue, in questo caso solo per difetto,  da ciò che si è effettivamente “realizzato”).  Fu così che lo stipendio dell’insegnante, e si noti bene SOLO lo stipendio, cresceva secondo l’inflazione programmata mentre l’altra metà della retribuzione che si chiamava “indennità integrativa speciale”, cresceva solo per Legge. Qualcuno poteva pensare a un “ravvedimento operoso”. ma nel Paese delle Meraviglie, i Sindacati, la Sinistra, il Parlamento, furono colti da amnesia generalizzata e si dimenticarono di fare la Legge di adeguamento dell’indennità integrativa speciale, o forse non si poteva..chissà… fatto stà che per un po’ andò avanti l’illusione monetaria dell’adeguamento “vittorioso” (all’inflazione stimata) della retribuzione … ma i conti nelle tasche del nostro povero “travet” non tornavano … mentre il lavoro si faceva sempre più pesante e più snaturato e precipitava la “considerazione sociale” compresa quella del meccanico del Paese che legge solo la Gazzetta dello Sport da sportivo e vero tifoso.

            Ma si sa, mai dire mai e mai disperare anche se è pur vero che la Fortuna è cieca e la Sfiga ci vede benissimo, il nostro travet (ex insegnante, anche se poteva avere dei momenti di “total recall” che andavano curati per evitare il burn-out) sperava in un arrivo provvidenziale e salvifico in Viale Trastevere.

            Fu così che iniziò l’era di Luigi II, detta anche l’era del “diritto al successo formativo”. L’idea fu semplicemente geniale: potenziare l’Autonomia e il ruolo dell’insegnante attraverso la “razionalizzazione delle risorse”, cioè per intenderci il problema era “come fare le stesse cose, anche migliori, con meno risorse?”. A questo punto della favola possiamo ipotizzare che probabilmente il paradigma aziendalistico era mutuato dalle scienze esatte come la Fisica e dagli esperimenti sulla “fusione a freddo” che come è noto “sembra creare energia”… ci furono anche “dossier” aperti da varie case automobilistiche che volevano riuscire a far fare la stessa percorrenza alle automobili con “metà pieno”, ma giunti a un certo punto furono abbandonati. Nella Scuola invece la “razionalizzazione” operò proseguendo l’attività “taglia classi”  e ponendo tetti all’handicap.

            Tuttavia il nosro travet, soffriva e soffriva, sudava in classi sempre più affollate, era diventato paranoico e misogeno, nel frattempo i giovani precari erano invecchiati e avevano il “pelo blanco”, fu così che vennero gettati nell’avventura dei concorsi riservati. Ci fu un turbinio di concorsi, concorsi e corsi per tutti, giovani meno giovani, anziani … insomma davvero tutti avevano diritto a un “ultimo concorso”. Fino a quando non si affacciò “il concorsone”, la madre di tutti i concorsi, che raccoglieva il meglio di tutto lo scibile aziendalistico e della prassi organizzativa: a questo il travet, con le ultime forze rimaste, riuscì a dire NO!

            Niente paura, ci pensa la vita e fu così che  nelle segrete stanze di Mago Merlino, si inventarono il principio sindacale della destinazione delle “economie” (impropriamente dette tagli) alla stessa Scuola: insomma una visione cannibalesca che purtroppo il travet accettò suo malgrado.
            Per un certo periodo il travet fu lasciato in pace, infatti nel Paese delle Meraviglie ci fu un periodo di calma, breve, contraddistinto da “cene eleganti” e ingressi trionfali a Palazzo Chigi dell’ex PC.

            Ma nel nostro Truman Show, bisognava fare qualcosa per aumentare lo share e diminuire lo spread, fu così che tra un neutrino e l’altro la Scuola venne nuovamente riarticolata ed “europeizzata” nell’orario .. Leti e Mary Star si volevano spingere anche oltre: volevano armonizzare all’Europa i percorsi della secondaria di secondo grado, facendo scomparire il quinto anno alle superiori, ma il progetto giace nelle segrete stanze perché potrebbero essere a “saldo zero” (si dovrebbe armonizzare obbligatoriamente anche un anno di scuola dell’infanzia europea).
           
Nel frattempo il nostro travet si ammalava, del resto è di salute cagionevole ed è esposto a molti rischi virali, ma si sa “sed lex, dura lex”, dal ciclo delle performance, in un sogno di mezza estate, quando i sindacati erano sotto gli ombrelloni per godere del meritato riposo, il cavaliere nero agiva e tirò fuori la tassa sulla malattia, un capolavoro costituzionale, mentre per i 250.000 travet potenzialmente licenziabili, perché astrattamente non performanti, per ora bisogna attendere tempi migliori perché, per mero errore materiale, a quel progetto erano collegati dei fondi che sono utilizzati per arricchire la flotta aerea militare e stellare.

Ma la notte porta consiglio, fu così che in una porta “tecnica”, situata a sinistra, sempre e inesorabilmente a sinistra … caspita io lo dicevo agli altri travet di chiuderla e invece loro no, no, salviamo il paese, i giovani, i conti correnti, la Grecia, l’Europa.., comunque da quella porta entrò un altro principio di eguaglianza e giustizia: la parificazione dell’età pensionistica delle donne travet al privato, i sindacati erano a fare la settimana bianca e non si accorsero di nulla. Richiamati in tutta fretta, riuscirono ad ottenere la destinazione di queste “economie” nei fondi di assistenza sociale, ma fu una felicità effimera … i costi dei caccia ufo-robot e il resto assorbirono anche questi eurini e si persero “come lacrime nella pioggia” (Blade Runner). Tafazzi fece il resto per gli uomini travet confluiti nell’INPS al top europeo dei 67 anni.

Nel frattempo il nostro travet era in stato catatonico e i sindacati, già nel XIX secolo erano impegnati a preparare uno sciopero generale (al momento in cui scriviamo ancora in preparazione), per cui fu facile per Ulisse e per il suo Cavallo, inserire il “blocco dell’anzianità” e il “blocco dei contratti”: ora non si potrà nemmeno contare su conguagli e adeguamenti utili al travet per pagare le bollette accumulate.

E la trattenuta illegittima del 2,50% (TFS-TFR) e l’aumento dell’orario di lavoro a parità di stipendio?.....cari amici questa è un’altra storia, che la racconteremo vivendola nel Paese delle Meraviglie.





N.D.R.
Ogni riferimento della favola a fatti o persone reali, è puramente casuale.