Sfuma il tesoretto di Profumo

di Alessandra Ricciardi


Un vero tesoretto. Da spendere per la sicurezza degli edifici e il funzionamento ordinario delle scuole, ma anche per finanziare un'altra riforma fatta di recente dal governo, l'organico di rete. Interventi importanti che il ministro dell'istruzione, Francesco Profumo, aveva pensato di pagare grazie al contributo dei prof, ovvero l'innalzamento da 18 a 24 ore, a invarianza di stipendio, dell'orario di cattedra.
La misura, contenuta nel disegno di legge di stabilità, sta per essere stralciata, confermano fonti del governo («troveremo una soluzione», aveva detto Marco Rossi Doria, sottosegretario all'istruzione), dopo le proteste e le mobilitazioni spontanee dei docenti e di tutti i sindacati che sciopereranno il 24 novembre prossimo. L'emendamento soppressivo sarà probabilmente a firma dei due relatori del ddl alla camera, Pier Paolo Baretta del Pd e Renato Brunetta del Pdl.



I piani alti di viale Trastevere non hanno ancora sciolto la riserva sulle misure alternative, che comunque avranno una portata meno deflagrante di quella iniziale. Per coprire infatti il fabbisogno dettato dalle riduzioni di spesa operate con la Spending review, sul capitolo di bilancio del ministero dell'istruzione, università e ricerca, basta tagliare per 183 milioni di euro e non per 723, come invece avrebbe consentito la misura delle 24 ore. Eliminata la quale sparirà anche il comma 75 dell'articolo 3 del ddl, che prevedeva a decorrere dal 2013 l'istituzione di un fondo per la valorizzazione dell'istruzione scolastica finanziato dagli insegnanti grazie alle 6 ore di cattedra settimanali in più.
Dopo aver soddisfatto l'esigenze di contribuire alla tenuta dei conti pubblici, sarebbero avanzati circa 550 milioni di euro da destinare al fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche, alla realizzazione di iniziative a carattere nazionale in materia di sicurezza, «nonché alle necessità e alle finalità dell'organico di rete di cui all'articolo 50 del decreto legge n. 5/2012». Nel capitolone il ministero faceva confluire anche il 30% dei risparmi che il decreto legge 112/2012 destinava alla valorizzazione degli insegnanti.
Ora è tutto da rifare, dopo lo stop inferto da sindacati, che si sono per l'occasione ricompattati anche sugli scatti di anzianità (tra i motivi dello sciopero del 24 novembre indetto da Cisl, Uil, Snals e Gilda e a cui ha aderito la Flc-Cgil) e davanti a una protesta dilagante nelle scuole, dove i prof in molti casi hanno sospeso anche le attività aggiuntive. Resta da vedere come coprire il taglio necessario, quello dei 183 milioni.
Le ipotesi in campo parlano di un ulteriore intervento sul fondo di istituto, ma anche di riduzioni sui capitoli delle spese correnti tra istruzione, università e ricerca. Sembra invece sfumata l'idea di intervenire sempre sull'orario di cattedra con un aumento di 2 ore e non più di 6. Contro l'ipotesi remano non solo ragioni di ordine politico (Pd, Pdl e Udc voterebbero contro) ma anche di opportunità giuridica: si tratterebbe infatti di un intervento su materia contrattuale e dunque al limite dell'illegittimità. E, tra l'altro, ai fini di una pacificazione dei rapporti con le forze sociali non sarebbe di alcuna utilità. Intanto, si attende di conoscere l'emendamento soppressivo al ddl stabilità, provvedimento che debutterà in aula alla camera martedì prossimo.

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