L’Agenda Monti per tutte le stagioni. Lo schema culturale da rompere

di Vincenzo Pascuzzi – 5 gennaio 2013

Nell'Agenda Monti, la settima frase relativa alla scuola recita testualmente così: "Serve rompere uno schema culturale per cui il valore dello studio e della ricerca e il significato della professione di insegnante sono stati mortificati."

L'espressione "schema culturale" rappresenta un brevissimo giro di parole, una circonlocuzione, una specie di mascheratura o confezione elegante per imbellettare un contenuto ben più rozzo, grezzo, concreto, pesante e compromettente: niente altro che la politica scolastica deliberatamente scelta, adottata e seguita da Gelmini a partire dal 2008 (per tre anni e mezzo) e poi sostanzialmente proseguita da Profumo nel corso del 2012.






Politica scolastica che venne indicata come "cura Gelmini" ed è consistita nel taglio brutale di oltre 8 mld di euro nel triennio 2009-2011, di 87.400 docenti, di 44.500 ata. Con il risultato, certificato proprio il mese scorso dall'Iea (con le indagini Pirls e Timss), che i nostri studenti sono ancora più impreparati di prima e, dopo un anno di gestione Profumo, è anche aumentata la già alta dispersione scolastica e universitaria!

Certo gli insegnanti sono stati professionalmente più che mortificati, umiliati, praticamente linciati. Infatti la "cura Gelmini" è stata preceduta e preparata da un'offensiva mediatica gridata, massiccia, una specie di bombardamento a tappeto proprio contro gli insegnanti. Ricordiamo: il 97% del bilancio in stipendi, i troppi docenti rispetto alle sacralizzate medie europee (spesso fasulle, inventate, interpretate ad hoc), fannulloni, corporativi, ostili a essere valutati, precari di lungo termine, perciò abusivi e con le carte non in regola, altre gratuite amenità.

Tutte le colpe e le inefficienze della scuola, di sicura responsabilità dei politici, dei governi, dei ministri e anche dei sindacati (almeno alcuni), sono state scaricate addosso ai poveri prof.

Certamente ora non può un singolo aggettivo, una frasetta appena appena sussurrata, un timidissimo e quasi anonimo mea culpa rimediare alla situazione creata di proposito, né assolvere i responsabili, né azzerare o rimediare quanto accaduto, né costituire alcuna garanzia di futura e affidabile inversione di rotta.

Roma, 5 gennaio 2013

Vincenzo Pascuzzi