La figlia di Ichino è raccomandata ?






La rabbia di una precaria contro la figlia di Pietro Ichino, “assunta a 23 anni alla Mondadori”. È la scena vista ieri a Roma durante un convegno del Partito Democratico, ‘Le parole dell’Italia giusta’. Dal palco, Chiara Di Domenico, precaria di 37 anni, ha attaccato: “La verità è scandalosa ma lo status quo è osceno. Sono stanca di vedere assunti i figli di, i fratelli di, e tutto passa sotto silenzio. Faccio i nomi: Giulia Ichino, 23 anni, è redattore interno di Mondadori”.







Al termine del suo intervento, in cui ha denunciato “la distanza dei media dal dramma della precarietà”, Di Domenico è stata abbracciata dal segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Le sue parole sulla figlia dell’ex senatore del Pd e fustigatore del posto fisso, ora con la lista Monti, hanno suscitato grande rumore sul web. Ma lei, Giulia, senior editor Mondadori per la narrativa dal 2010, un figlio, non accetta la polemica e cerca di abbassare i toni con la “sua” verità. Intervistata da diversi quotidiani dice: “So di essere molto fortunata, ma mio padre non c’entra. Studiavo alla Statale con Vittorio Spinazzola e Gianni Turchetta, nel 2002 ho mandato un curriculum alla Mondadori e fortuna ha voluto che si aprisse allora la collana Sis. Ho fatto la correttrice di bozze da casa per un anno. Ero una pillicusa, una pignola. L’anno dopo mi fecero un co.co.co. di 12 mesi perché una redattrice rimase incinta. E poi un’altra andò in prepensionamento ed è arrivata l’assunzione“. Giulia sa di essere una privilegiata e non nasconde che anche chi è garantito dal posto fisso deve essere pronto a rimettersi in gioco. “Mi indigna avere la maternità e la copertura malattia, a differenza di altri”, spiega. Ferrea la difesa della Mondadori che in una nota sottolinea: “L’unico criterio per l’inserimento di risorse umane in azienda, da sempre, è la qualità professionale. Giulia è una stimata professionista del panorama editoriale: ha lavorato e lavora con decine di autori, da Margaret Mazzantini a Roberto Saviano, Andrea Camilleri, Alessandro Piperno e tanti altri”

8 febbraio 2013

 

 

Perché la figlia di Ichino non è una raccomandata



Scrivo questo post perché conosco Giulia Ichino e vi garantisco che è una bravissima editor, e che non è mai stata una raccomandata o una privilegiata. Credo di averla conosciuta quando ha iniziato a lavorare in Mondadori, come correttrice di bozze, più di dieci anni fa. E vi dico che con tutti i “figli di” di cui è piena Mondadori, hanno preso proprio il bersaglio sbagliato.
O meglio il bersaglio giusto per scopi di basso vassallaggio politico. Attaccare Giulia Ichino per colpire il padre non è una bella cosa. Soprattutto se viene da una precaria all’assemblea del Pd, partito che il giuslavorista Pietro Ichino ha lasciato in polemica, per andare con Monti. E soprattutto se poi la precaria viene poi abbracciata dal segretario Bersani.
Ma quando uno conosce una persona può essere che abbia un giudizio troppo indulgente o distorto. Così ho telefonato a Renata Colorni, memoria storica della casa editrice, da anni  responsabile del Meridiani Mondadori e all’epoca direttore editoriale di tutta l’editoria letteraria della casa editrice. L’ho beccata al cellulare per strada, all’oscuro di tutto, perché l’hanno operata a un occhio e non aveva ancora letto i giornali”.
Ecco la sua reazione, di getto: “Macché stupidaggini. Non è stata assolutamente assunta perché era la figlia di Ichino, ma perché era una persona di valore. Lo so perché l’ho assunta io e me lo ricordo bene, perché ho litigato qualche mese per convincere l’allora capo del personale di Mondadori Andrea Pietroboni a farle un contratto. Aveva lavorato per un po’ come precaria, come tutti. Prima correggeva le bozze e poi ha fatto una sostituzione di maternità. Finito quello ho fatto di tutto per tenerla perché era brava. E infatti hai visto che carriera che ha fatto”.
Infatti ora è la editor della narrativa italiana, dopo essere stata redattrice prima e poi caporedattrice. Fa i libri di Saviano, di Camilleri, di Paolo Giordano, di Daria Bignardi, per intendersi.
Scrivo questo post perché la verità va detta e perché la retorica del precario fa male alle ragioni dei precari. Perché se vuoi prendertela con i raccomandati, scegli almeno i raccomandati veri, e ce ne sono così tanti da avere solo l’imbarazzo della scelta. Perché fare di tutta l’erba un fascio è una cosa da fascisti (gioco di parole voluto, perché il caso mi  puzza  di olio di ricino). Perché mi dispiace vedere commenti sui social media di gente che accusa e sfoga la sua rabbia senza sapere di cosa sta parlando e dover leggere dichiarazioni di Giulia Ichino che quasi si deve scusare per aver un posto di lavoro e aver fatto carriera. E’ un delitto riuscire nel proprio lavoro? Doveva dire: no scusate, sono figlia di, non voglio essere assunta? Se è questo il messaggio, siamo messi male. In barba a tutte le meritocrazie che si vanno sbandierando.
E a quelli che dicono: quanti precari bravi o più di Giulia Ichino sono rimasti senza lavoro io rispondo di trovare un altro argomento. Per ogni lavoratore ci sarà sempre un altro precario che poteva (forse, chissà) essere al posto suo.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02/08/perche-figlia-di-ichino-non-e-raccomandata/493340/