Francesca Puglisi (Pd): di preside elettivo non si discute nemmeno, è un tabù?

di Vincenzo Pascuzzi - 10 febbraio 2013

Francesca Puglisi (Pd), intervistata l'8 febbraio scorso, riconosceva la maggiore utilità del dialogo e del confronto rispetto al metodo autoritario e verticistico. Queste le sue parole:
«L’idea chiave è, prima di tutto, di metodo politico: la scuola ha subìto tagli, insulti e riforme calate dall’alto. Se vogliamo restituire centralità al sistema nazionale di istruzione, allora non possiamo che ripartire dalla condivisione. Qualsiasi legge, prima di divenire tale, dovrà essere una proposta discussa e condivisa dalla più larga parte del mondo della scuola. I partiti devono fare un passo indietro per poterne fare uno avanti: più umiltà nel confronto con i vari soggetti che lavorano e vivono nella scuola, più capacità di ascolto, e anche più lungimiranza, più capacità di guardare oltre».





Anche l'attuale ministro, ora dimissionario, Francesco Profumo, all'atto della sua nomina, aveva dichiarato e promesso qualcosa di simile: “Voglio essere il ministro dell’ascolto e del dialogo ....". Propositi poi disattesi nei 13 mesi in cui è stato titolare a Viale Trastevere.
Non sappiamo se Puglisi aspiri e-o abbia delle chance per diventare il prossimo ministro dell'istruzione. Però il proposito dell'operare con confronti e decisioni condivise sembra essere già dimenticato nella attuale fase pre-elettorale.
Infatti, in un'altra recente intervista, Puglisi ha dichiarato che l'eventualità o l'ipotesi del preside elettivo "non è panacea" e non è lo strumento che possa appianare i conflitti nelle scuole. Letteralmente concordiamo in quanto "panacea" indica una pianta (mitica) con proprietà terapeutiche e in grado di guarire tutti i malanni.
Non esiste un tale vegetale e non ha senso cercarlo. Però esiste una questione sul ruolo e la funzione del preside e si dovrebbe almeno poterne parlare, discutere e confrontarsi. Perché troncare a priori queste possibilità? Quando esistono sicuri casi di presidi dittatorelli ("sceriffi") che accedono, forzano normative e leggi, abusano o fanno mobbing? E quando sappiamo che i concorsi a preside (come pure gli altri concorsi) sono permeabili a raccomandazioni e irregolarità, oggetto di troppo numerose controversie legali, e richiedono anche anni e anni per essere faticosamente portati a termine?
Del resto vengono eletti i presidi delle facoltà universitarie, perché non si potrebbero eleggere quelli delle scuole?
E i presidi vengono eletti tranquillamente anche in altre nazioni europee (Germania e Gran Bretagna).
Sulla questione influisce anche un aspetto importante, finora ignorato o lasciato in ombra, che è quello dei costi dei concorsi. Infatti i concorsi vengono gestiti con costi a piè di lista: non abbiamo preventivi da monitorare, tanto meno consuntivi. Di sicuro l'elezione sarebbe più rapida, più trasparente ed economica rispetto al concorso. Non sarebbe la panacea, che non esiste, ma alcune volte potrebbe bastare o una semplice aspirina o una tachipirina.
Sulla posizione di Puglisi (di preside elettivo non ne parliamo nemmeno quasi fosse un tabù!) troviamo anche altri commentatori di problematiche scolastiche.
Una ventina di giorni fa, Eugenio Tibaldi (ora preside, ma anni addietro collega di Marco Rossi-Doria alla scuola "Pasquale Scura" quando iniziava il progetto "Chance") titolava un suo articolo "La baggianata del preside elettivo".
Ed è di oggi il titolo di Enrico Maranzana "Eleggere direttamente i dirigenti scolastici: una proposta oscena" a una sua nota sulla questione.
Mi pare che inserire già nei titoli termini impropri come "baggianata" e "proposta oscena" non sia una modalità corretta e costruttiva e forse potrebbe nascondere un argomentare non del tutto solido e completo. Sia chiaro, non ho nulla di preconcetto a sfavore di Puglisi, Tibaldi, Maranzana, ma credo che non siano utili proprio a nessuno posizioni preconcette e di assoluta chiusura.

Roma, 10 febbraio 2013

Vincenzo Pascuzzi