Il “Corvo” del Miur con il suo dossier ha fatto centro?

di Lucio Ficara  25 giugno 2013         Il “Corvo” del Miur con il suo dossier ha fatto centro? Questa è la domanda che in queste ore molti cittadini italiani si stanno ponendo. La vicenda del “Corvo” di viale Trastevere parte nell’autunno scorso, quando alla guida del Miur c’era Francesco Profumo. L’anonimo Corvo, probabilmente un onesto funzionario del ministero dell’istruzione,  racconta, tramite un accurato dossier di oltre 100 pagine, il sistema criminale che avrebbe messo le mani su uno dei centri di spesa principali del governo. Ci stiamo riferendo nello specifico ai contributi comunitari a fondo perduto della Direzione Generale della Ricerca, ai 3 miliardi di fondi statali ed infine ad un miliardo l’anno di fondi ordinari per gli enti di ricerca, per l’ammontare di oltre 10 miliardi di euro l’anno. Una cifra considerevole che a leggere il dossier, veniva gestita da una vera e propria “cricca” interna al Miur, e dirottata nelle mani di aziende amiche, che non avevano i titoli per ricevere tali finanziamenti. 

Nel dossier del Corvo inviato al “Il fatto quotidiano” si fanno riferimenti precisi ad alti funzionari e dirigenti del ministero dell’istruzione. In questo dossier si rileva anche che molti elementi facenti parte di questa cricca, sono legati dalle medesime origini calabresi, facendo insorgere il sospetto di intrecci con questioni di carattere massonico, affaristiche e ‘ndranghetistiche , che hanno coinvolto, in questi ultimi anni, anche i vertici della scuola calabrese. Si tratta in buona sostanza di un putridume che amareggia tantissimo tutta l’opinione pubblica, ma in particolare gli addetti ai lavori, che devono sopportare la prepotenza di vedere bloccato il proprio contratto di lavoro e i relativi scatti di anzianità, quando, al contempo, si sprecano dei veri e propri tesoretti per alimentare un sistema criminale. Dopo un anno di indagini da parte della magistratura, sembra che gli inquirenti stiano per procedere alla convocazione di alcuni funzionari , dirigenti del ministero ed imprenditori, avendoli iscritti sul registro degli indagati. La vicenda si sta muovendo su due piani paralleli, uno è quello giudiziario, dove vige, da parte dei magistrati accusatori, il più stretto riserbo, l’altro è quello delle indagini ispettive interne, dove era stata  promessa la massima trasparenza, ma anche in questo caso gli ispettori del Mef, che  a suo tempo erano stati incaricati dalla Ragioneria Generale dello Stato a compiere indagini , non hanno prodotto ancora nessuna relazione scritta. A noi rimane, senza una precisa risposta,  l’interrogativo se il dossier del “Corvo” ha realmente fatto centro, ma conoscendo bene la natura antropologica della nostra classe dirigente, una risposta, certa e sicura , la conosciamo già.