Scuola, 4 settembre giorno della rabbia: i precari della scuola scendono in molte piazze d'Italia

Dopo i violenti tagli Gelmini , 8 miliardi di euro e più 150.000 posti di lavoro, nulla è ancora cambiato in positivo nella scuola pubblica statale italiana.
Dopo i roboanti proclami del Ministro Profumo, che indice un concorso per una manciata di immissioni in ruolo e della attuale ministro Carrozza, che sbandiera un numero irrisorio di immissioni in ruolo (autentiche briciole) a fronte della richiesta reale delle scuole e il numero dei posti disponibili in organico di diritto e di fatto, le graduatorie sono ancora intasate da più di 200.000 docenti specializzati che lavorano da anni e che aspettano di essere immessi in ruolo. E questo solo per parlare del piano lavorativo.
Rispetto alle condizioni in cui versano le scuole e quindi alla qualità stessa dell’istruzione pubblica italiana basta ricordare pochi punti per rendersi conto che OCCORRE UNA RADICALE INVERSIONE DI TENDENZA E IL RIFINANZIAMENTO DELLA SCUOLA PUBBLICA STATALE!





 Solo per citare i problemi più stringenti menzioniamo il persistere delle classi pollaio con più di 30 alunni, del taglio del tempo pieno e delle copresenze, del mancato rispetto dei parametri sul sostegno, della presenza di scuole non conformi alle norme di sicurezza, del taglio dello specialista di lingua inglese alle elementari, del taglio al tempo scuola e alle materie nelle scuole superiori.
Nessuno ha avuto il coraggio, ovvero la volontà politica, di ANNULLARE quello che era previsto dalla riforma Berlusconi-Gelmini-Tremonti e che invece è l’unica cosa da fare per ridare dignità e prospettive di vita ai docenti e qualità alla scuola pubblica statale!
E’ chiaro ORA a TUTTI che i tagli alla scuola, in maniera trasversale, sono accettati da “destra” a “sinistra” con eguale entusiasmo.
La situazione nelle scuole italiane non è dunque cambiata con la fine del governo Berlusconi. Come il governo Monti anche l’attuale governo Letta non vuole, ancora una volta, dire basta ai tagli alla scuola, non vuole investire sulla ricerca e sul futuro, non intende garantire il diritto allo studio (dalle materne all’università) e non vuole mandare in pensione chi ne ha diritto. Questa politica decisamente anti-egalitaria penalizza tutti ma soprattutto, come al solito, i più deboli, i disabili, i migranti, chi vive in territori disagiati.
La situazione di continua emergenza (evidentemente voluta da chi ci governa) spinge ancora una volta i precari della scuola a scendere in piazza per chiedere:
1. il ritiro dei tagli Gelmini e della riforma Fornero
2. immissione in ruolo su tutti i posti liberi e vacanti in organico di fatto e di diritto
Nella giornata del 4 settembre, in tutte le città italiane, i precari della scuola manifestano davanti alle sedi degli Uffici Scolastici Provincialiregionali o delle Prefetture.

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