La scuola italiana cade a pezzi

di Silvia Colangeli


Servirebbero 13 miliardi per mettere in sicurezza gli stabili dove studiano i nostri figli. Mancano i servizi per i disabili e le famiglie sono costrette a metterci risorse proprie: 390 milioni donati nell'ultimo anno
Le scuole italiane cadono letteralmente a pezzi. A confermarlo è l'XI studio di Cittadinanzattiva, presentato ieri a Roma. Il rapporto, stilato da volontari e tecnici dell'associazione, ha esaminato 165 edifici di 18 regioni, concentrandosi sulla loro sicurezza, manutenzione e igiene, oltre che sui problemi legati alla vita degli studenti con disabilità. Inoltre la maggior parte degli edifici si trova in zona sismica (67% del campione), come confermano i dati dello stesso Miur.
Elevato anche il numero di scuole a rischio idrogeologico, vulcanico e industriale (16%). In 5 edifici è stata registrata la presenza di radon e amianto, come conferma la testimonianza di un volontario che ha ispezionato una scuola d'infanzia a Fiumicino: «Vi sono i cassoni dell'acqua in amianto chiusi a chiave in un locale attiguo a una piccola aula frequentata da bimbi dell'asilo». Cittadinanzattiva ha denunciato quanto il monitoraggio di queste sostanze sia poco diffuso.
Non si tratta di edifici storici: secondo il rapporto quasi 25 mila scuole (su 36 mila) sono state costruite dal 1961 a oggi, nonostante questo un edificio su 7 lamenta lesioni strutturali. Manca una palestra nel 30% delle scuole.
 
 
 

Passando allo stato di manutenzione, nel 40% dei casi il giudizio degli stessi responsabili del servizio di manutenzione risulta pessimo o mediocre. Nell' 83% delle scuole sono stati richiesti interventi manutentivi, di cui il 64% eseguiti con ritardo. Si legge nell'indagine: «Non si può più parlare di casualità o di fatalità. Ogni anno troppi i casi di crolli, distacchi di intonaco, caduta di finestre, solai, tetti, controsoffitti, che interessano le scuole del nostro Paese». Una parte del documento si concentra sulle condizioni delle scuole d'infanzia e primaria: in più della metà esistono vetrate non conformi o non retinate, nel 44% sono presenti mobili o termosifoni con spigoli vivi e nel 42% armadi e librerie non ancorati alle pareti.
Procede a rilento anche l'adeguamento degli edifici alle esigenze dei disabili, studenti, insegnanti e personale a vario titolo. Meno della metà degli edifici scolastici ha un marciapiede senza rampetta o bordo smussato, ovvero conforme alle ultime normative. Nel 55% degli edifici l'ascensore non raggiunge tutti i piani della scuola. Nel 44% delle aule non ci sono banchi adatti o adattabili ad una persona in carrozzina e nelle aule del 57% delle scuole non sono istallate attrezzature didattiche o tecnologiche che possano facilitare la partecipazione effettiva alle lezioni per studenti con disabilità. Sul tema il rapporto evidenzia che «la mancanza di servizi igienici per ragazzi con disabilità - che si registra nel 23% degli edifici - anche se spesso dagli stessi genitori viene indicato come un problema secondario, è indizio, forse più degli altri dati, della scarsa attenzione che viene prestata alla persona e ai suoi bisogni e diritti primari».
Reale anche il problema della sicurezza: le porte con apertura antipanico sono assenti nel 71% delle aule. Ancora più grave se vi si aggiunge la mancanza di trasparenza: in media, il 96% delle scuole dichiara di avere, per bocca del suo responsabile del servizio prevenzione e protezione, l'impianto elettrico completato o in avanzato stato di adeguamento, in tutti gli ambienti dell'edificio. Questo dato, però, sembra cozzare con quello dell' assenza di certificazione di prevenzione incendi o visto di conformità dei Vigili del fuoco, che risulta essere presente solo nel 37% dei casi.
Per tutte queste ragioni Cittadinanzattiva chiede che l'Anagrafe edilizia scolastica sia aggiornato e consultabile da tutti i cittadini. Infine se la scuola cade a pezzi i genitori sono sempre più costretti a mettere le mani al portafoglio. In attesa dei 13 miliardi che nel rapporto si stimano necessari per il risanamento di tutti gli edifici, emerge che nell'ultimo anno dalle famiglie sono arrivati circa 390 milioni di euro, sotto forma di contributo volontario o donazione di materiali e beni.