Corvi meno amati... di quelli di Salaparuta !!!

Corvo che canta... nelle Procure...

Nel ministero dell’Istruzione c’è un buco nero in cui spariscono finanziamenti milionari, arrivati dallo Stato o dall’Unione europea.
A scriverlo, parlando di «ammanchi da milioni di euro» e circostanziando con tutte le formalità del caso quali siano i capitoli di spesa sospetti è la Ragioneria generale dello Stato che ha inviato una relazione al ministro titolare Maria Chiara Carrozza. Dall’ufficio del ministro il documento è stato inviato alla procura di Roma e assegnato al pm titolare del fascicolo che ha già dato una delega alla Guardia di finanza e più precisamente al Nucleo speciale spesa pubblica e repressione delle frodi comunitarie, guidato dal generale Bruno Bartoloni. Per ora il fascicolo è ancora senza indagati e senza ipotesi di reato ma è possibile che nei prossimi giorni sia iscritta una ipotesi di truffa ai danni dello Stato.

Non è la prima volta che alla procura di Roma arrivano notizie su ammanchi milionari nei fondi assegnati al ministero dell’Istruzione e più precisamente alla Direzione generale della ricerca. Un anno fa, un anonimo aveva inviato una lettera di cento pagine parlando di un sistema di connivenze e gestioni pilotate di fondi che si sarebbe appropriato illecitamente di 6,2 miliardi di contributi comunitari a fondo perduto, 3 miliardi di budget statale e un miliardo l’anno di fondi ordinari per gli enti di ricerca.
Le verifiche riguarderebbero in particolare il periodo in cui al vertice della Direzione generale per la ricerca c’era Antonio Agostini, scelto dall’ex ministro Mariastella Gelmini,a metà del 2009.
Una amministrazione che gestisce bandi pesantissimi dal punto di vista economico, che arrivano anche a 2,5 miliardi per singola gara (per mantenere una misura di paragone, l’intera abolizione dell’Imu sulla prima casa è costata allo stato 4 miliardi di euro). Agostini ha lasciato la Direzione generale a febbraio 2012, qualche tempo dopo l’insediamento del governo Monti. Quindi, la Direzione è stata affidata ad Emanuele Fidora. Quest’ultimo, nell’autunno scorso aveva confermato alcuni sospetti al Fatto:

«Quella del cosiddetto Corvo è una denuncia molto circostanziata», aveva detto.