Il blocco del contratto e il buco nero del Miur

di Lucio Ficara
I docenti delle scuole italiane devono continuare a stringere la cinghia, perché soldi non ce ne sono e perciò bisogna continuare a fare sacrifici. Dalla legge di stabilità apprendiamo che si completa , attraverso una norma legislativa, l’atto d’indirizzo riferito al blocco del contratto scuola, per quanto riguarda la parte economica, fino al 31 dicembre 2014 e il contestuale prolungamento del blocco degli scatti di anzianità per tutto il 2013. Agli aumenti di carico di lavoro annunciati dal ministro Carrozza, sembrerebbe, ma è tutto da verificare, che si dia una bella sforbiciata anche al fondo d’istituto pari al 10%. Infatti nella legge di stabilità sono previsti tagli lineari per quanto riguarda le retribuzioni straordinarie ed accessorie. In buona sostanza si chiedono ancora sacrifici a tutto il personale scolastico, prevedendo anche di abolire per sempre il sistema degli scatti di anzianità, per progredire in carriera.  Questi sacrifici e questo stringere la cinghia, stride profondamente con gli ammanchi di milioni di euro, che una volta arrivati dal Miur, provenienti dallo Stato e dall’UE, sono magicamente stati inghiottiti da un misterioso buco nero. A riferire riguardo  queste somme, sparite dalle casseforti del Miur,  è la Ragioneria dello Stato, che scrive in una relazione, inviata al ministro Carrozza, tutte le circostanze del caso. Si tratta per ricordarlo della vicenda del “Corvo” di viale Trastevere, quando alla guida del Miur c’era Francesco Profumo.
 L’anonimo Corvo, probabilmente un onesto funzionario del ministero dell’istruzione,  racconta, tramite un accurato dossier di oltre 100 pagine, il sistema criminale che avrebbe messo le mani su uno dei centri di spesa principali del governo. Ci stiamo riferendo nello specifico ai contributi comunitari a fondo perduto della Direzione Generale della Ricerca, ai 3 miliardi di fondi statali ed infine ad un miliardo l’anno di fondi ordinari per gli enti di ricerca, per l’ammontare di oltre 10 miliardi di euro l’anno. Una cifra considerevole che a leggere il dossier, veniva gestita da una vera e propria “cricca” interna al Miur, e dirottata nelle mani di aziende amiche, che non avevano i titoli per ricevere tali finanziamenti. Da un’inchiesta giornalistica dell’ “Il fattoquotidiano”, giornale a cui il “Corvo” inviò il dossier, si scoprì un legame stretto, tra un direttore generale del Miur di origini calabresi, nominato dall’ex ministro Gelmini, e una rete amicale-parentale residente nella locride reggina. In tale inchiesta emerse uno strano traffico tra il Miur  e l’invio di milioni di euro per progetti, proprio in Calabria ed in particolare a Locri. Apprendiamo dalle colonne del quotidiano romano “Il Messaggero”, che il ministro Carrozza ha inviato la relazione, ricevuta  dalla Ragioneria dello Stato, alla procura di Roma che ha già dato una delega alla Guardia di finanza e più precisamente al Nucleo speciale spesa pubblica e repressione delle frodi comunitarie, guidato dal generale Bruno Bartoloni. Per ora il fascicolo è ancora senza indagati e senza ipotesi di reato ma è possibile che nei prossimi giorni sia iscritta una ipotesi di truffa ai danni dello Stato. La cosa triste sta nel fatto che, mentre il Miur non ha soldi per il rinnovo dei contratti e per lo sblocco degli scatti di anzianità, qualche furfante ha fatto spreco di risorse pubbliche, avvantaggiando qualche docente corrotto. Come si può parlare di merito e valutazione, se al Miur succedono cose così poco trasparenti? Attendiamo una risposta.