Lettera aperta ai Professionisti dell’Educazione, al mondo della Scuola, alla Società civile.

Riceviamo e pubblichiamo in rettifica ad un precedete articolo ( http://aldodomenicoficara.blogspot.it/2013/09/concorso-ds-in-campania-i-ricorrenti.html )



Chi  scrive è un gruppo di insegnanti della Regione Campania, in servizio presso Istituti scolastici di differente ordine e grado, candidati al Concorso per Dirigenti scolastici nella Regione Campania.
Il proprio compito, complesso e articolato, viene assolto, quotidianamente, con sacrificio e passione.
Il sacrificio nel cercare di infondere, in un tessuto sociale particolare, la dimensione della cultura della legalità, il fondamento del vivere collettivo, la grandezza della nostra storia, solo talvolta lievemente offuscata da “particolari” eventi.
La passione che ogni insegnante porta nel cuore, essendo  la prima espressione della realtà sociale con cui il giovane si confronta, esterna al nucleo familiare. A noi, questa difficile, stimolante missione: tramandare il passato, contestualizzandolo nel presente, partecipando alla creazione del futuro culturale, scientifico, economico e, in definitiva, sociale.
Questo stesso gruppo subiva un grave sopruso in occasione del Concorso per Dirigenti scolastici.



Tutti, con anzianità ed esperienze professionali differenti, accomunati dal desiderio di contribuire, con incisività, sulla crescita culturale dei  giovani, dei propri figli, hanno voluto mettere in gioco il mondo che si erano costruiti come gli affetti, le scelte professionali passate, credendo nella possibilità di un contributo più completo, certo più oneroso e, proprio per questo, maggiormente esaltante: la candidatura al Concorso per Dirigente Scolastico.
Tutti  hanno superato una prova oggettiva di preselezione nazionale, registrando votazioni ben superiori al punteggio minimo di 80/100, in un contesto non semplice, attesi i più volte evidenziati errori, da parte del Ministero dell’Istruzione, nella redazione degli items e delle risposte.
La modalità della prova, pur impugnata in sede amministrativa da alcuni colleghi esclusi, ha fatto ben sperare in un concorso sano, scevro da possibili “condizionamenti”,  purtroppo, sempre più frequenti nella nostra amata Italia.
A seguire, l’esame scritto, articolato in due prove, il 14 e il 15 Dicembre 2011;  qui le prime sorprese: alcuni candidati, esclusi, a priori, dell’esito della prova pre-selettiva, con un espediente giuridico e con un conseguente provvedimento cautelare, ottenuto soltanto la sera prima (ma in un caso “particolare”, depositato, discusso e pubblicato nella stessa giornata del 14 – primo giorno delle prove), hanno partecipato ingiustamente alle prove scritte, seppure con l’effimera dicitura “con riserva”.
In tutte le Regioni d’Italia, i Tribunali amministrativi si sono dichiarati incompetenti: la competenza appartiene al Tar Lazio, essendo la prima prova a carattere nazionale; i T.A.R. hanno, di conseguenza, negato l’accesso ai candidati che non avevano superato la preselezione. Solo successivamente all’espletamento delle prove scritte, il Tar Campania si è allineato agli altri Tribunali amministrativi regionali e ha dichiarato la propria incompetenza.
Nel nostro Ordinamento giuridico, la perdita di efficacia del decreto cautelare fa sì che le parti vengano ricondotte, retroattivamente, nelle condizioni sussistenti al momento della sua adozione; viene a determinarsi, cioè, la caducazione del provvedimento emesso e, conseguentemente, l'immediata cancellazione degli effetti giuridici prodotti, medio tempore, dal decreto monocratico, come anche degli effetti prodotti dagli atti eventualmente adottati dall'Amministrazione per dare esecuzione al decreto stesso.
Pertanto, nel rispetto della legge, gli elaborati di coloro che, in virtù di tali provvedimenti provvisori, hanno partecipato con riserva alle prove scritte, a valle della citata incompetenza territoriale, avrebbero dovuto ritenersi nulli e, quindi, stralciati dall'insieme degli altri elaborati. 
L'Ufficio Scolastico Regionale per la Campania, invece, il 30 ottobre 2012,  pubblicava l'elenco degli ammessi alla prova orale, tra i quali risultavano ben 103 candidati con riserva: si tratta dei ricorrenti,  coloro che, non presenti nell’elenco degli ammessi alle prove scritte, si presentarono, all’ultimo momento (con l’Ordinanza del T.A.R. Campania emessa alle ore 16,00 del giorno 13 Dicembre 2011 o, in un particolare caso, con Ordinanza emessa nella stessa giornata del 14 Dicembre 2011, depositata, discussa e pubblicata dopo aver già completato l’appello e, probabilmente, mentre già si stavano espletavano le prove scritte).
In nessuna Regione d’Italia i candidati che non avevano superato la preselettiva sono stati ammessi agli scritti, soprattutto non dopo che il Tribunale aveva dichiarato nullo l’atto con cui li autorizzava a partecipare a tali  prove.
La presenza di tali concorrenti nell’elenco echeggia come un’offesa ai 900 candidati che, invece, avevano superato la preselezione,  anche con punteggio altissimo e con grandi sacrifici, ma non risultavano ammessi alla prove scritte.
La correzione degli elaborati, inizialmente lentissima, presumibilmente per la necessità di dover ponderare, con la dovuta equità, testi lunghi e articolati, subiva, in un dato momento, incomprensibilmente, un’accelerazione improvvisa che  terminava il 30 ottobre 2012 con la  pubblicazione dell’elenco degli ammessi alle prove orali.
Tale pubblicazione vedeva sconfitti gli scriventi i quali, consapevoli della propria preparazione e fiduciosi nella Giustizia, non accettavano tale verdetto.
Come può un docente insegnare se non ha le competenze tecnico linguistiche necessarie?
L’esito delle prove, invece, sanciva questo, attribuendo agli elaborati giudizi ingiusti, palesemente incongruenti, che pur con tanta passione (e anche “un po’” di preparazione) erano stati redatti in sede concorsuale.
Appresi i risultati, venivano presentati i ricorsi, assolutamente circostanziati, al Tribunale amministrativo di Napoli, questa volta competente nel merito, attesa la regionalizzazione della prova scritta.  
In tali  ricorsi venivano eccepite lampanti incongruità, incoerenze e illiceità che non potevano essere sottaciute.
E’ stato proprio in questa fase che si è  dovuta registrare la beffa, oltre il danno: in ripetute occasioni, prima della pubblicazione delle Sentenze, vertici politici del Ministero dell’Istruzione si sono rivolti a ben qualificate Assemblee, eccependo la liceità dei ricorsi, che “non sono condivisibili dal Ministero” (parole del Sottosegretario Marco Rossi Doria) affermando, inoltre, che il Ministero “sta comunque valutando tutte le eventuali misure da adottare sia nei confronti dei ricorrenti, sia nei confronti dei vincitori del concorso, qualora l’indirizzo assunto dal Giudice di Appello, non dovesse essere confermato nella decisione di merito”. Cosa significa questo? Forse i ricorrenti devono avere qualcosa da temere dal Ministero solo per aver esercitato un diritto?
La strada intrapresa, comunque, come prevedibile, non ha dato i frutti attesi. Recentemente, si è appreso che il Tribunale adito non ha riconosciuto (o forse non ha voluto riconoscere) valide le ragioni dei ricorrenti, pur articolate, ampie, motivate e circostanziate.
In tale quadro, la maggiore sofferenza è relativa all’ammissione di quei concorrenti che, invece, non avevano superato il test pre-selettivo e che si erano trovati alla prova scritta, “probabilmente” in virtù di qualche cavillo, espediente o imperfezione giuridica. Quello che molti concorrenti non hanno compreso, ravvisando tempi di correzione degli elaborati molto inferiori a dieci minuti - meno di sei - (così esiguo, il tempo dedicato alla correzione di un elaborato di un aspirante Dirigente dello Stato?),  è stata la motivazione di tale frettolosa correzione.
Sono emersi, infine, palesi conflitti di interessi e incompatibilità tra componenti della Commissione giudicatrice: attività formative svolte,  Master, Corsi di formazione, relazioni con i sindacati, rapporti di lavoro e parentele con alcuni concorrenti.
È questa l’Italia che si insegna nelle nostre Scuole ?
È questa la legalità che coincide con il bene   che deve trionfare?
È questo lo spirito più profondo del vivere collettivo?
È questa la vera anima della nostra società?
A queste domande, quale deve essere la risposta che oggi, come educatori, dobbiamo dare?
Docenti così umiliati cosa dovranno insegnare ai propri alunni e ai propri figli? Dovranno insegnare loro che solo il merito, l’impegno e lo studio li renderà uomini capaci di vivere e partecipare ai valori della legalità e della convivenza democratica? O forse che il raggiro delle leggi e delle regole democratiche è la mossa vincente, per vivere in una società dove il merito, l’impegno e lo studio sono ogni giorno calpestati dalle stesse Istituzioni, che invece sono chiamate a tutelarli?
Permane, purtroppo,  un sottile tentativo di nascondere e di voler omettere tutte le illegalità e i raggiri delle regole e delle leggi.
Le Sentenze pubblicate a partire dal 24 luglio 2013 possono essere lette ed “interpretate” da tutti: i candidati ricorrenti della Regione Campania, da soli contro il “Sistema”, si uniscono in un grido collettivo, invocando  “AIUTO” per ottenere giustizia e ripristinare lo Stato di diritto, espressione suprema di legalità e democrazia.
Pongono, infine,  ai garanti della giustizia, il seguente quesito: per quale motivo c’è la volontà di proseguire e portare a conclusione una procedura concorsuale palesemente non trasparente e gravata da indagini penali tuttora in corso?