Invalsi, il nuovo presidente è Annamaria Ajello «Dobbiamo mettere insieme quantità e qualità»

da Corriere.it
A un mese esatto dalla scadenza del bando per la presentazione delle candidature per il nuovo presidente dell’Invalsi, il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza ha scelto il suo uomo: anzi, la sua donna. Si tratta di Annamaria Ajello, una delle candidate indicate dal canale scuola di Corriere.it: ordinario presso la facoltà di Medicina della Sapienza di Roma, per più di dieci anni presidente del nucleo di valutazione dei progetti del Fondo sociale europeo presentati dalla Provincia di Trento e già direttore del Dipartimento di psicologia dei processi di sviluppo e socializzazione della Sapienza, la professoressa ha un profilo internazionale e vanta diverse pubblicazioni sui temi dell’apprendimento, della valutazione delle competenze, dell’innovazione nel campo dell’educazione.

Professoressa Ajello, come si sente?
Sono soltanto grata e lusingata per essere stata scelta per questo incarico e spero che, con la collaborazione di tutto il personale dell’Invalsi, possa portare avanti i miei progetti: così come non credo all’uomo solo al comando, allo stesso modo non credo alla donna sola al comando. L’Invalsi ha prodotto delle cose ottime finora, proprio grazie a chi ci lavora: e questo patrimonio non si disperderà.
Quale linea sceglierà, quella degli economisti che l’hanno preceduta o quella dei pedagogisti che incalzano?
Io credo molto nell’incrocio delle competenze. Le persone si stanno ascoltando sempre di più e capendo che possono unire l’approccio qualitativo a quello quantitativo. Obiettivamente non si può scegliere una posizione, bisogna vederle entrambe. L’Invalsi ha fatto una grande fatica per affermarsi e superare le diffidenze, ora dobbiamo mettere insieme dati quantitativi e qualitativi per consolidarlo.
A che cosa si ispirerà nella sua gestione?
A una frase di Cipollone, il primo presidente dell’Invalsi: ‘L’Invalsi deve fornire misurazioni, non valutazione. E deve fermarsi sempre sulla soglia delle scuole’.
Le scuole, al plurale?
Certo, perché in Italia abbiamo tante scuole: come gli ospedali, ci sono quelli che funzionano meglio, quelli che vanno peggio. E spesso ci sono piccole realtà efficienti di cui si sa poco. Io conosco bene il mondo delle scuole italiane, e so che prendendo il meglio delle nostre realtà e il contributo di molte persone diverse possiamo riuscire bene.