L’eterno concorso per presidi dopo tre anni senza vincitori

Nadia Ferrigo
  
 
Tra ricorsi, ri-correzioni e promossi a metà, ancora non si può sapere chi la spunterà tra i 996 candidati in gara per conquistare uno dei 355 posti da dirigente scolastico in palio in Lombardia, dove ormai da più di un anno una scuola su tre è rimasta senza preside. A più di tre anni dal concorsone, non c’è ancora una graduatoria definitiva, ma solo due liste: una è quella dei 131 nuovi-promossi agli scritti, prima bocciati, ora ammessi per la prima volta all’orale, l’altra è quella dei 96 semi-trombati, che possono contare su una prova orale superata con un successo e uno scritto giudicato in due modi opposti: sufficiente per la prima commissione, insufficiente per la seconda.  Troppo complicato? Meglio partire dall’inizio. I risultati del concorsone sono stati spazzati via da una sentenza dello scorso agosto del Consiglio di Stato, che ha accolto il ricorso di un centinaio di candidati bocciati e disposto una seconda correzione delle prove scritte. Tutta colpa delle buste usate per raccogliere i compiti: se guardate in controluce, avrebbero lasciato intravedere il nome del candidato. L’ultimo grado della giustizia amministrativa ha riconosciuto una «violazione in astratto del principio di anonimato». Un periodo ipotetico del terzo tipo: se i commissari avessero voluto agevolare qualcuno, avrebbero potuto farlo. Per rimediare è stata nominata una nuova commissione, che dopo aver re-imbustato tutte le prove per ben due volte, sempre in diretta streaming, ha ri-corretto tutti i compiti, anche se con risultati ben diversi. E così siamo al paradosso: i nuovi promossi ora possono tentare di entrare nella graduatoria finale superando la nuova sessione di esami orali, che si svolgono proprio questi giorni, mentre i novantasei quasi-presidi, che si trovano con un esame orale ancora valido, ma uno scritto ri-corretto, ri-imbustato per due volte e diventato insufficiente, hanno deciso di presentare a loro volta un ricorso.




«Siamo sconcertati da quel che è successo: non è solo vergognoso, è proprio assurdo – commenta Adriana Battaglia, membro della commissione che ha corretto per la prima volta i compiti -. Faccio questo lavoro da anni, e le assicuro che le buste sono sempre le stesse per tutti i concorsi, non cambiano di volta in volta, eppure l’unico ricorso mai accettato da un tribunale è in Lombardia. Tra una correzione e l’altra, ci sono state valutazioni in alcuni casi opposte, e questo non è giusto». Le differenze sono in alcuni casi clamorose, ma c’è di più. Tra le due correzioni è passato quasi un anno: i compiti sono girati parecchio, in qualche caso sono stati addirittura pubblicati da alcune testate online. «Chi era stato ammesso non si merita di veder svanire nel nulla anni di lavoro.– conclude Battaglia - . Non mi so dare una spiegazione razionale». L’assessore regionale all’Istruzione Valentina Aprea intanto ha fatto sapere che entro la fine di febbraio sarà pubblicata la nuova, e si presume definitiva, graduatoria: il tempo stringe, le nomine si sono già fatte aspettare ben più del normale.  Senza smettere di sperare in un nuovo colpo di scena, i semi-trombati non possono che continuare a mettere mano al portafogli. «Dopo aver sborsato migliaia di euro in corsi di preparazione e trasferte, ora dobbiamo pagare anche un avvocato – racconta Lorenza Baldini, una quasi-preside che coordina le truppe dei suoi compagni di sventura -. Abbiamo già sborsato quasi mille euro a testa, sperando che possa servire a far valere i nostri diritti. E siamo solo all’inizio».


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