L’Associazione “Per la Scuola della Repubblica” risponde alla ministra Giannini


Le dichiarazioni del neoministro dell’Istruzione Stefania Giannini in merito ai finanziamenti statali alle scuole paritarie, alla necessità di superare il meccanismo degli scatti di anzianità per i docenti, all’introduzione di una progressione di carriera legata alle scelte punitivo-premiali dei dirigenti scolastici, alla situazione del precariato, all’accorciamento di un anno del percorso liceale e all’indicazione dei sindacati come principali responsabili delle inefficienze del sistema scolastico italiano, ci appaiono del tutto inaccettabili e ci inducono ad una presa di posizione nettamente critica.
 La democrazia scolastica, sancita dai decreti delegati, si basa su un criterio di equiordinazione, e non di gerarchizzazione, delle componenti e degli organi che ne fanno parte:  l’assetto organizzativo della Scuola non ha una forma gerarchica perfetta. Ne è prova la presenza degli Organi Collegiali. Le decisioni che sostengono l’attività scolastica coinvolgono numerosi organi diversi, ciascuno per la propria competenza, rispetto ai quali il dirigente dovrebbe esercitare un’azione di raccordo e coordinamento. Niente di più lontano dunque da una dimensione manageriale, in un luogo – la scuola – cui la Carta affida ben altre funzioni e vocazioni. Siamo assolutamente certi che una voce contraria o costantemente contraria alle convinzioni e alla strategia di un preside-manager – in collegio, in consiglio di istituto, al tavolo della contrattazione, nel rapporto diretto uno a uno – riscuoterebbe una valutazione sempre imparziale da parte del dirigente? Siamo certi che un simile corto circuito non diventi un vincolo per l’esercizio della libertà di insegnamento e per l’esercizio della libera partecipazione alla democrazia scolastica?



     Quello che colpisce è l’uso di alcuni concetti totem, ormai divenuti slogan ad alto valore performativo: autonomia e meritocrazia, in particolare. Ai dirigenti, alla loro autonomia, si vorrebbe affidare il reclutamento dei docenti, sostituendo la pratica concorsuale prevista dalla Costituzione. Sempre a loro, il riconoscimento del merito che, se non esplorato attraverso un’ampia gamma e varietà di strumenti di valutazione, risulterà inevitabilmente discrezionale e arbitrario. L’Associazione Nazionale per la Scuola della Repubblica sottolinea i rischi del configurarsi di una giungla priva di garanzie, in cui ognuno fa la scuola che vuole, la scuola che pensa, senza parametri che consentano l’esercizio della divergenza, la non omologazione al Pensiero Unico, la sottrazione a logiche di mercato e clientelari; richiama la scuola democratica tutta all’esercizio di una vigilanza critica e a non far prevalere inerzia ed assuefazione rispetto a dichiarazioni che hanno il sapore di annunci di colpi di mano, incuranti delle norme che ancora l’ordinamento giuridico del nostro Paese prevede.