L'insostenibile leggerezza dell'essere preside oggi


All'epoca delle "partecipazioni statali" di democristiana memoria, ci fu un confronto e un acceso dibattito, mai sopito, tra due scuole di pensiero: 
1) chi sosteneva che i "manager pubblici" erano assolutamente inefficienti, perchè soggiacevano a "logiche politiche e non di mercato"...
2) i democristiani, che avevano letto testi classici e sviluppato "lingue morte come il latino e il greco", sostenevano invece che i manager pubblici sono più efficienti perchè devono, con vincoli superiori, garantire il raggiungimento di obiettivi economici. 
Certo da allora molta acqua sotto i ponti è passata, diciamo solo per non citare la classica FIAT, che ora "lo stato dell'arte" ci porterebbe ad affermare che l'acquisto della maggioranza assoluta della PIRELLI da parte di CHEMCHINA, è un capolavoro di "governance" e management perchè aprirà il mercato cinese alla conquista della PIRELLI...che non commento. 
Mi pare invece che un "principio di responsabilità", porterebbe a dire come diceva Falcone, che ci sono cose che "richiedono un certo impegno" e se uno non è disposto a dare "un certo impegno" allora non è il caso che le inizi. Spesso ai seminari formativi viene detto che la bellezza della Scuola, la sua grande sfida è proprio quella di far lavorare in team persone che "non abbiamo scelto noi" e che forse non sceglieremmo nemmeno....ma si sa sono seminari e studi scientifici che ci raccontiamo per altre ragioni....
Quando mi capitò di fare l'esame di Stato, da piccolo commissario esterno, con il cugino del prof. Cassese che era presidente...mi rivelò una grande verità, mi disse: 
" vedi se facessimo una commissione solo con i prof migliori, quelli che sanno perfettamente l'inglese o la matematica, non sarebbe un vero esame...perchè la scuola è fatta da prof in gamba e motivati, prof meno bravi e prof lavativi...lo stesso dicasi per i presidi e presidenti di commissione..quindi dobbiamo fare una commissione che rifletta quanto possibile dell'esperienza scolastica media che incontra l'alunno...". 
Mio nonno, in dialetto che non so scrivere, quando mi portava con lui a riparare delle cose, mi diceva sempre che i lavori con tutti gli strumenti del mestiere, tutti li sanno fare...ma quelli bravi, sono davvero bravi perchè riescono con pochi strumenti.
E tralascio il parallelismo della didattica inclusiva, la pedagogia dell'integrazione e giù discorrendo, che teoricamente dovremmo applicare ogni giorno, perchè diversamente scendiamo al principio di "schizofrenia organizzativa" del tipo ospedale/pronto soccorso che non cura i suoi medici e infermieri o se preferite del "fate come dico ma non fate come faccio", che insesorabilmente degrada invariabilmente nel "così fan tutti" e nel "non è colpa nostra, noi dobbiamo agire nel mondo..", ma come disse il vescovo nel film Mission: il mondo è anche come lo facciamo noi, il mondo è anche come l'ho fatto io!