Insegnanti: in Giappone unici cittadini che non sono obbligati ad inchinarsi davanti all’imperatore, in Italia con la tessera della mensa dei poveri



In molti post condivisi nel web si legge “In Giappone gli unici cittadini che non sono obbligati ad inchinarsi davanti all’imperatore sono gli insegnanti. Il motivo è che i giapponesi sostengono che senza insegnanti non ci possono essere imperatori“. A tal proposito Silvano Tagliagambe (filosofo ed epistemologo italiano  ) dice: “A questa prima motivazione se ne può abbinare un’altra, coerente con la tendenza della cultura giapponese a trasformare in gesti dal forte significato simbolico idee profondamente radicate. L’insegnante può essere un modello per l’imperatore per un aspetto fondamentale e per un esempio di grande significato e valore che egli può dare alla politica. Comunque intesi e praticati, i processi d’insegnamento sono il campo di applicazione di una reciprocità asimmetrica, in termini di sapere, tra il docente e lo studente. Essere un buon insegnante significa però esercitare questa necessaria asimmetria in modo delicato, sempre “calibrato” sulle esigenze dell’altro e ponendosi, con la pratica costante dell’ascolto e del dialogo, al servizio del suo processo di crescita e di formazione, lasciando su di esso un segno e una traccia duraturi. In Italia invece ci si deve confrontare con un'altra realtà. Infatti, in un articolo pubblicato su La Stampa di Torino (http://www.lastampa.it/2015/12/22/italia/cronache/alla-mensa-dei-poveri-prima-di-andare-in-classe-ma-di-noi-nessuno-parla OuPtLtj0tKwI986aQlrzZZL/pagina.html ) si scrive: “ Mi sono organizzato per avere libera l’ora tra le undici e mezzogiorno: fino a venerdì, quando si è conclusa la sostituzione malattia che stavo facendo, andavo alla mensa del Sacro Cuore, poi tornavo a scuola. Ora ho accettato una supplenza fino al 30 giugno in due serali, avrò più tempo. So di non essere il solo insegnante a fare questa vita. Non ci pagano da settembre: chi è solo e non è ricco di famiglia a questo punto non ce la fa più». Il professor M.N., 60 anni, abilitazione in Metodologie operative nei servizi sociali, laurea in Psicologia, insegna soprattutto nei corsi serali da sedici anni. A Torino è un riferimento per il suo impegno per i diritti dei disabili e degli immigrati. Vederlo tirar fuori dal portafogli la tessera della mensa dei poveri è un’umiliazione anche per chi lo sta ad ascoltare. Perché M.N. lavora per lo Stato, nella scuola dello Stato “.Sorge spontanea una domanda: è una questione di regole o di dignità di un popolo ?

Aldo Domenico Ficara