Professoressa C: a volte l'inidoneità all'insegnamento arriva come una liberazione


Tratto dallo stesso articolo de “ L’insegnante che non sa ” (http://aldodomenicoficara.blogspot.it/2016/02/linsegnante-che-non-sa-storie-di.html ), sul Corriere della Sera dell’aprile 2007 si scrive:  “Era una come tante. Da quindici anni insegnava nello stesso Istituto, mai nessuna lamentela sul suo conto. Nell'ottobre del 2004 la professoressa C. incomincia a sentirsi perseguitata dai colleghi (http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/04_Aprile/11/inchiesta_scuola_insegnanti.shtml ). «Mi hanno emarginato» dice all'ispettore. I suoi studenti non hanno pietà. La vedono in difficoltà e iniziano ad approfittarne. La dileggiano, le ridono in faccia, la sfottono per l'aspetto trasandato. Comincia ad accumulare assenze su assenze, una docente che negli anni precedenti aveva fatto solo quattro giorni di malattia. È entrata in una spirale negativa «nella quale — scrive l'ispettore — la qualità didattica decade rapidamente in ogni suo aspetto». Nei primi due colloqui, la professoressa C. «tende a rifiutare questa sua immagine». Nega che vi siano problemi, sostiene che è tutto normale. Solo al termine dell'ultimo incontro chiede che venga verbalizzata una sua «dichiarazione difensiva». Questa: «Io ho sempre insegnato. Faccio le stesse cose di un tempo. Sono i ragazzi che sono diventati diversi. Non riesco più a capirli, e non capisco perché non mi seguono». In un nuovo incontro la professoressa C. comincia a parlare di quello che l'ispettore definisce «un disagio intervenuto». Soffre di ansia, la sola idea di uscire di casa ed entrare in classe «provoca sconforto morale e fisico». Lentamente, «accetta la procedura». Si sottopone ad una visita medico-collegiale. L'inidoneità all'insegnamento arriva come una liberazione “.


Aldo Domenico Ficara