Dovrebbe essere il Ds a figura intera a fare un video per esplicitare i criteri di scelta e le loro motivazioni


Caro direttore oggi 4 agosto  è il mio compleanno e come in tutti gli anniversari  penso di aver diritto ad esprimere un desiderio.

Ed è quello che farò almeno  con la fantasia. Mi farebbe piacere che per una volta il mondo funzionasse al contrario. E vorrei che questo accadesse esattamente per un fenomeno che  è alla ribalta dell’attualità scolastica: la “chiamata diretta”. Alcuni dirigenti in vena di personalizzazione delle procedure riguardanti la chiamata diretta hanno chiesto ai loro potenziali candidati di completare la mail di autocandidatura allegando un file video di presentazione a figura intera. Fermo restando la mia perplessità sull’intera struttura procedurale nel giorno del mio compleanno chiederei come regalo che la procedura fosse invertita. Cioè non sarebbe bello che fosse il dirigente a figura intera e rigorosamente nel suo ufficio di presidenza a fare un video per esplicitare i criteri di scelta e le loro motivazioni? Logicamente il tutto dovrebbe essere fatto dal dirigente in persona con le apparecchiature di sua proprietà non certo aiutato da tecnici o da docenti servili o utilizzando apparecchiature e strumenti della scuola. Il docente avrebbe l’opportunità di capire quali sono le ambizioni, i livelli di megalomania, ed il senso di onnipotenza persecutoria che gli è proprio. Sarebbe in questo caso il docente cosciente delle proprie capacità a scegliere presso quale scuola andare a svolgere la propria attività in base alle caratteristiche della scuola stessa abbandonando le istituzioni con dirigenti sceriffi al loro destino. Da ragazzino in piscina come istruttore di nuoto ho avuto una persona che da bordo piscina ci spiegava cosa fare e che non ci portava mai dove non si toccava facendoci venire una paura dell’acqua che ho superato solo ad età matura,  ho saputo solo alcuni anni dopo che quell’istruttore non sapeva nuotare. Il paradosso calza a pennello molti dirigenti hanno un rapporto con le nuove tecnologie fermo al tempo della pietra e delle capacità comunicative e relazionali simili a quelle di un bradipo in letargo ( d'altronde non sono competenze che sono state richieste o potenziate nel loro percorso concursuale).  Come possono queste persone valutare con cosa e come è stato fatto un video e cosa e come si stia comunicando? Ecco allora spiegato la figura intera tanto agognata  nell’impossibilità di dare una valutazione delle competenze nel settore editing o in quelle comunicative almeno qualcuno potrà rifarsi gli occhi o criticare le sembianze del candidato di turno come se per insegnare nelle scuole italiane sia necessario essere Brad  Pitt o Angelina Jolie.  Sarebbe bello verificare anche le competenze informatiche possedute dal personale del ministero,  ops ecco fatta la gaffe ( lo hanno già dimostrato con l’algoritmo dei trasferimenti ).   La scuola, per quanto diversi siano i percorsi di studio che si possono intraprendere in Italia, ha come fondamento degli obiettivi  imprescindibili e comuni a tutti gli ordini di scuola ( educazione, cultura, condivisione, collaborazione ) principi che possono essere trasmessi non da un solo docente ma da un gruppo di docenti  in un progetto condiviso e collegiale che vedrebbe fortemente indebolita l’iniziativa di un gruppo dove ognuno deve dimostrare di essere più bravo dell’altro per ottenere il tanto ambito posto sotto casa. So che questo desiderio non si avvererà mai  ma non penso che l’attuale impostazione dal punto di vista didattico e giuridico sia il massimo e cercherò di motivare questa mia affermazione. Il dirigente fino ad oggi se doveva far verificare le competenze di un docente doveva far riferimento ad un ispettore in quanto nelle mansioni del dirigente scolastico non rientrano quelle di valutazione del docente ed ora di punto in bianco ecco che viene delegata al preside anche questo incarico ( cose normali solo in Italia) questo per quanto riguarda l’aspetto giuridico. Per quanto attiene l’aspetto didattico è bene ricordare che la scuola non è un azienda e quindi deve dare le basi della formazione professionale e deve formare il cittadino, l’uomo  che un domani ricoprirà posti di responsabilità nella società. La linea seguita dalla buona scuola mira alla preparazione di un lavoratore  e ad uno sfruttamento fin da tenera età.   

Doriano Ficara ( Direttivo FLC CGIL Cuneo   )