Gli analisti del voto sul recente
referendum costituzionale dichiararono a quache settimana fa che la vittoria
del NO, secondo lo studio dei flussi, dipendeva in maggior parte dalle regioni meridionali e
soprattutto dai giovani. Ora con l’attuazione dello School Bonus si colpiscono
proprio le aspettative culturali ed economiche delle regioni meridionali e dei
giovani, in particolare quelli residenti nel sud e nelle isole. A dimostrazione
di quanto detto, riportiamo il contenuto di un comunicato della rete degli
studenti datato 26 novembre 2016 ( 8 giorni prima del voto referendario ). A
tal riguardo il Coordinatore Nazionale della Rete degli Studenti Medi, dichiarava:”
Già due anni fa, sia durante i momenti di contestazione contro la buona scuola
che durante i pochissimi momenti di confronto concessi dal governo, abbiamo
duramente contestato questo provvedimento (School Bonus ), proponendone la
totale cancellazione o quantomeno la destinazione integrale delle erogazioni
sul fondo nazionale per la redistribuzione , denunciando la possibilità di un
aumento del dislivello tra istituzioni scolastiche, proprio dovuto
all’erogazione di questo bonus. Denunciavamo la possibilità che interessi
personali dei privati nei confronti delle singole scuole potessero creare
scuole di serie A e scuole di serie B, andando ad incidere negativamente
soprattutto nelle scuole presenti nelle zone di periferia o di estrema povertà.
Con l’approvazione di questo emendamento
la faccenda diventa ancora più critica. I privati avranno libertà di
investimento per il miglioramento delle strutture e della didattica, e quella
piccolissima fetta di finanziamenti destinati al fondo per la redistribuzione
non sarà bastevole per garantire una reale uguaglianza di sistema tra gli
istituti scolastici e consequenzialmente un’istruzione pubblica di qualità per
tutte e per tutti”. Se la politica del governo Gentiloni e del Partito Democratico post Renzi aspira a
recuperare il consenso di una parte dell’elettorato perso nell’ultimo triennio,
allora non si capiscono certe strategie,
che sono sicuramente in continuità con le riforme renziane e con i dettami de
La Buona Scuola.
Aldo Domenico Ficara