Insegnanti a 300 euro al mese: bisogna avere dietro papà e mamma che pagano


Il nuovo “concorsone” pubblico riguardante la scuola pubblica statale prevede due scritti (tre per il sostegno) e un orale. Chi riesce a superarlo entra in un percorso triennale di formazione, inserimento e tirocinio (FIT), con una retribuzione crescente ( primo anno 300 euro netti ) che parte fin dal periodo della formazione. A tal riguardo l’Anief scrive: “ Si è mai visto un laureato vincitore di un concorso pubblico che guadagna il primo anno di lavoro 300 euro netti al mese? La risposta è ovvia”. Sarebbe più corretto chiamarlo rimborso-spese, continua il sindacato, che verrà conferito ai quei nuovi insegnanti che tra un paio d’anni verranno selezionati con il nuovo concorso per diventare insegnanti, il cui bando è stato annunciato per il 2018. Interessante un commento scritto in rete in un sito web che parla di scuola:  “ trovo sconvolgente questo piattume, questo silenzio, questa cauta prudenza. Siamo tutti rassegnati. Solo venti anni fa ci si sarebbe legati davanti al ministero o peggio. Io ci sono, io ci sono a scendere in piazza, ad accamparci per la protesta. Coordiniamoci: la ministra ci deve rispondere, deve dirci come mai un dottore di ricerca come me ad esempio dovrebbe prendersi anche i 24 crediti a mille euro, quando lei non ha neppure il diploma. Dovrebbe spiegarci cosa sono 300 euro. Schiavismo. Quello per cui nell’800 si è rischiata la vita: i salari dignitosi, le garanzie.. si vede che non abbiamo abbastanza fame perché per accettare 300 bisogna anche permetterselo, bisogna avere dietro papà e mamma che pagano, altrimenti non ce la su può fare. Ma tutti coloro che non hanno ancora fame allora non si riempiano la bocca dei miti del passato, del 68, della liberazione: l’immobilismo è complicità. E diciamolo: siamo anche un po’ sfigati!”
Aldo Domenico Ficara