Il merito a scuola va visto in ottica di perequazione sociale e non di competizione individualistica
Facendo la premessa che la definizione di merito
professionale vada ricondotta alla sua dimensione costituzionale sancita
dall’art. 34 della Costituzione in ottica di perequazione sociale e non
certo di competizione individualistica: "I capaci e meritevoli, anche se
privi di mezzi, hanno diritto a raggiungere i gradi più alti degli
studi", si riportano le riflessioni sull’argomento di Enrico Berlinguer e
Meuccio Ruini.
Enrico Berlinguer parla di
“merito” nella famosa intervista a Eugenio Scalfari del 28 luglio del 1981
sulla “Questione morale ". Berlinguer dice: “Noi pensiamo che il privilegio vada
combattuto e distrutto ovunque si annidi, che i poveri e gli emarginati, gli
svantaggiati, vadano difesi, e gli vada data voce e possibilità concreta di
contare nelle decisioni e di cambiare le proprie condizioni, che certi bisogni
sociali e umani oggi ignorati vadano soddisfatti con priorità rispetto ad
altri, che la professionalità e il merito vadano premiati, che la
partecipazione di ogni cittadino e di ogni cittadina alla cosa pubblica debba
essere assicurata”.
Per misurare la distanza fra le diverse applicazioni del
concetto di merito alla scuola è interessante riflettere su cosa scrisse il
costituente on. Meuccio Ruini: " Uno dei punti al quale l'Italia deve
tenere è che nella sua Costituzione, come in nessun altra, sia accentuato
l'impegno di aprire ai capaci e meritevoli, anche se poveri, i gradi più alti
di istruzione. Alla realizzazione di questo impegno occorreranno grandi
stanziamenti; ma non si deve esitare; si tratta di una delle forme più
significative per riconoscere un diritto della persona, per utilizzare a
vantaggio della società forze che resterebbero latenti e perdute, di attuare
una vera e integrale democrazia". E dall’altro, pensare a chi usa il
concetto per far graduatorie di... merito di insegnanti e allievi... “
Aldo Domenico Ficara