di Gianfranco Scialpi
La dimenticanza
Nella trattattiva contrattuale, appena iniziata, c'é
una significativa dimenticanza . A cosa mi riferisco? Ai sette mesi del 2015,
che il governo ha rimosso dal confronto tra le parti. Il fondamento di questa
mia affermazione risiede nella sentenza 178 della Corte Costituzionale del
24 giugno 2015 . La massima Corte stabiliva il principio che il blocco contrattuale
non poteva più protrarsi e quindi occorreva attivare la procedura di avvio
della trattativa, decretando la non ammissibilità del criterio retroattivo e
quindi salvando il governo da un salasso di 35 miliardi Si noti la data del
pronunciamento. Quindi è ragionevole ipotizzare che la sua validità doveva
decorrere dal luglio 2015. Se teniamo presente che la prima legge di Stabilità
che tratta del rinnovo contrattuale è quella relativa all'anno finanziario
2016, allora è possibile affermare che l'Amministrazione ha fatto
"sparire" sette mesi.
La complicità sindacale
E il sindacato che dovrebbe difendere il diritto
costituzionale alla giusta e adeguata retribuzione ( art. 36 Costituzione ),
cosa fa? Ignora i sette mesi, suonando ai quattro venti la firma dell'accordo
del 30 novembre, che sancisce questa dimenticanza. Senza dimenticare che
"l'entusiasmo" delle parti sociali, confermato anche in queste ultime
settimane si fonda su un aumento certo di 45 € ( legge di stabilità 2016 e 2017
).
La beffa
Detto questo l'eventuale nuovo contratto assume un
profilo ancora più pesante e offensivo del lavoro dei docenti: avremo un
"un aumento"(?), un "adeguamento"(?) della nostra busta
paga assolutamente irricevibile, appesantito anche da un ulteriore sconto di
cui nessuno parla o scrive.