Raccomandazioni all’esame di maturità: abitudini di un Paese che si lamenta senza aver voglia di cambiare
Si riporta l’inizio di un articolo trovato nei meandri della rete web che
descrive pratiche più o meno legittime sull’arte della raccomandazione
riguardante gli esiti dell’esame di maturità. L’articolo inizia così: “ Con
l’arrivo degli esami di stato si ripete un fenomeno, piuttosto triste, che ben
descrive le abitudini di un paese che si lamenta senza aver voglia di cambiare: la corsa alle
conoscenze illustri, all’amico dell’amico, al medico di famiglia, allo zio di quinto
grado o a chiunque possa vantare anche il minimo legame con un membro della
commissione esaminatrice cui si possa raccomandare il tale allievo. Il quale
poi, si badi bene, è sempre la pecorella smarrita da ricondurre con magnanimità
all’ovile della promozione, quella non meritata ma auspicata, quella per cui
altri studenti, senza un santo in Paradiso, hanno sudato e sudano sette
camicie. Il raccomandato invece no: si ricorda di avere un esame da superare
solo all’ultimo minuto dell’ultimo giorno, quando le pagine da leggere si
moltiplicano e si confondono; non sa neppure quali siano i programmi da
studiare, dato che, per tutto l’anno scolastico, ai libri ha preferito
facebook, le passeggiate in compagnia o il piangersi addosso dicendo di non
riuscire a sostenere un carico di lavoro che altri suoi coetanei, comunque,
sostengono. I genitori del raccomandato, che già durante l’anno avevano
sostenuto il figliolo a furia di certificati medici attestanti stress o altre
simili invenzioni, si trovano dunque costretti, in sede d’esame, all’ennesimo
soccorso: attivare una rete di conoscenze macroscopica -perché, si sa, tutto il mondo è paese- e far
giungere ai professori membri della commissione esaminatrice la parola più consona
perché il giovane - debole, stressato, emotivo e mai, si noti bene, fannullone-
possa essere messo in condizione di superare la prova suprema “.