Aumento stipendiale: A più di un anno dall’accordo del 30 novembre 2016 ci vuole uno scatto di orgoglio
E’ trascorso più di un anno dall’accordo
del 30 novembre in cui governo e sindacati hanno deciso il rinnovo dei
contratti pubblici e fissato i paletti su cui rinnovarli. In quell’accordo il Governo Renzi si
impegnava, nero su bianco, a rinnovare i contratti e restituire alla
contrattazione ciò che la legge Brunetta e la 107 avevano sottratto ai
lavoratori.
A tal riguardo si ricordano i punti qualificanti di quell’intesa:
·
un
nuovo sistema di relazioni sindacali che impegna il governo a promuovere un
intervento legislativo a favore della contrattazione al fine di ripristinare un
giusto equilibrio tra legge e contratto. Questo per i nostri comparti vuol dire
rivedere le leggi Brunetta e la legge 107/15 per riportare nell’alveo del
contratto: salario accessorio, organizzazione del lavoro, formazione, mobilità;
·
criteri
e regole definite in sede contrattuale su valutazione e valorizzazione
professionale del personale di tutte le pubbliche amministrazioni;
·
un
aumento non inferiore a 85 euro medi mensili nel triennio 2016-2018. Prima
della sottoscrizione dei contratti è prevista la verifica con il governo al
fine di garantire che i redditi più bassi non perdano con l’aumento
contrattuale gli 80 euro del bonus fiscale;
·
la
previsione di norme specifiche al fine di liberare la contrattazione di 2°
livello dai vincoli normativi e legislativi che oggi la limitano. Ciò al fine
di estendere la contrattazione decentrata su più materie e con l’utilizzo pieno
delle risorse disponibili anche per migliorare l’efficacia dell’azione
amministrativa e la qualità dei servizi;
·
rinnovo
dei contratti a termine in scadenza e introduzione di apposite norme per
superare il lavoro precario disciplinato dalla legge di riforma della pubblica
amministrazione (università e ricerca);
·
estensione
del welfare integrativo.
Aldo Domenico Ficara