Il docente pendolare: Cronaca di una vita disagiata




Nessuno parla del problema del pendolarismo dei docenti .
Resta nascosto e silente il disagio che molti docenti, sia precari che di ruolo, devono affrontare per recarsi in scuole dislocate in luoghi distanti rispetto alla propria abitazione.
 Con mente profana si potrebbe pensare che tale disagio è comune ad altre categorie di lavoratori e che, pertanto, quella degli insegnanti non ha motivo per essere ritenuta una classe privilegiata, ma analizzando a fondo il problema si può vedere che il docente pendolare deve affrontare un quid in più dato dagli impegni obbligatori, legati alle ore pomeridiane di non insegnamento che lo costringono, a volte, a stare fuori di casa per parecchio tempo.   
Quando ci sono tali impegni pomeridiani a scuola, resta fuori casa anche 12 ore ( per es. ore 8 lezione, ore 14 termine delle lezioni, ore 16 scrutini e fine degli scrutini ore 19/20, rientro alla propria abitazione dopo circa un’ ora o più se usa i mezzi pubblici). La categoria degli insegnanti non usufruisce di buoni pasto, non ha diritto al rimborso spese per i trasposti, non è contemplata la detrazione fiscale per le spese affrontate.
 Ancora la mente profana potrebbe obiettare che ciò accade ogni tanto. No almeno 4 giorni al mese per i Consigli ( per chi ha molte classi) , Collegi dei docenti aventi una collocazione oraria che nella maggior parte dei casi non tiene conto delle esigenze dei pendolari ma piuttosto di quelle dei locali (il riposino pomeridiano per parecchi è sacro!), spesso più di un giorno di incontri scuola- famiglia lunghissimi, per tre volte nell’arco di un anno.
 Il docente pendolare resta al freddo o al caldo in strada per ore perché nell’intervallo di tempo tra gli impegni antimeridiani e pomeridiani, la maggior parte delle scuole chiude e inoltre poche hanno una sala docenti climatizzata e confortevole; parecchi mangiano un panino o una pizzetta attendendo che i più fortunati tornino da casa per incominciare gli impegni del pomeriggio .
 Qualcuno riesce a farsi ospitare dai colleghi del luogo ma altri preferiscono macinare km e tornare a pranzo a casa per potere così superare alcuni disagi o perché la propria situazione familiare richiede la loro presenza se pur fugace. In tal modo rischiano la vita sulle autostrade e l’esaurimento nel traffico cittadino.
 Per non parlare poi dei docenti pendolari delle piccole isole:viaggio lunghissimo, umido scomodo e carissimo .  Pochi Dirigenti tengono conto dei disagi dei pendolari facendo in modo che essi siano in grado di svolgere le loro attività pomeridiane nel più breve tempo possibile così da raggiungere in tempo l’ultimo traghetto per la città .
Chi scrive è stata pendolare sulle isole (Ischia) , ma, per fortuna, aveva un Preside che metteva in un piano importante le esigenze dei docenti. Pendolare in provincia , per 6 anni , ha rischiato la vita sulla maledetta autostrada Napoli/Salerno …..e ha un marito/ collega, tuttora pendolare in provincia, che macina 80km al giorno se non 160 quando ritorna a scuola il pomeriggio e spesso rientra a casa dopo 13 ore di scuola. Una volta ha distrutto l’auto per un colpo di sonno tornando da un ennesimo incontro scuola famiglia e non siamo più giovanissimi ma anzi vicini alla pensione (forse).
Quindi ben venga la proposta di fare gli incontri per via telematica , con webcam da casa perché risolverebbe parecchi di questi problemi evitando tutta una serie di disagi e facendo risparmiare tempo e benzina.
Gabriella Sgrosso