AL MINISTERO DANNO I NUMERI

Dalla Letterina ASASI n. 317 - giovedì 29 marzo 2012 - pagg. 5 e 6

dal blog di Marina Boscaino
Scandali, tangenti, evasione, corruzione, sprechi, costi impropri: nulla a confronto delle immense colpe della scuola. Ciclicamente è ormai tradizione che diventi oggetto degli strali di qualcuno. Già la cosa pareva difficilmente tollerabile quando a salire in cattedra e saettare giudizi implacabili erano editorialisti - Ichino, Panebianco, Galli Della Loggia - che soloneggiavano sul fannullonismo degli insegnanti. Per preparare evidentemente il terreno alla grande offensiva brunettiana: più grave, perché affondata da un ministro dello Stato, tutta merito, performance, premialità da destinare a pochissimi, perché il carrozzone dell’istruzione e del pubblico impiego è un peso morto.





Qualche giorno fa Lucrezia Stellacci, neo capo dipartimento dell’Istruzione - con esperienze da distaccata presso la Direzione Scolastica Regionale della Puglia - spiegava le cause della recente mancata assunzione di 10mila precari per il fatto che “pesano per la precisione 41503 stipendi. Sono professori o maestri che però non insegnano, non vanno in classe. Sono distaccati presso altri ministeri, oppure in permesso sindacale. Gli studenti non ne traggono alcun beneficio, ma il loro stipendio è sempre a carico del nostro bilancio”. Cifra enorme. E del tutto falsa. Con tanta straordinaria e zelante precisione Stellacci è riuscita, alla sua prima uscita, a restituire perfettamente il senso di disprezzo ideologico, disinvestimento culturale ed economico, stigmatizzazione vendicativa che la scuola misteriosamente suscita. A quanto pare non solo da parte di chi crede di essere in diritto di parlarne per il solo fatto di averla frequentata; ma anche di chi dovrebbe sostenerla, curarla, valorizzarla. Al tempo stesso Stellacci ha fatto una figura indecente: prima i sindacati (Pantaleo, Flcgil: “La cifra degli oltre 41mila dipendenti distaccati è una bufala”; Scrima (Cisl): “Nel 2011 si contano 997 persone distaccate su un totale di 1milione e 100mila dipendenti”); poi anche il Ministero, seppur con qualche titubanza e omertà (si smentiscono “leggende metropolitane” e non le parole di un proprio funzionario), ha chiarito che la cifra non corrisponde alla realtà. Insomma: l’esercito di imboscati - contro cui ha tuonato, tra gli altri, “Libero”: “41 mila prof. imboscati”, pagati per lavorare, che “non mettono piede in un’aula da anni grazie a distacchi sindacali”, grazie a Miur (“sgangherata nave di Viale Trastevere”) e sindacati (“casta burosindacale”) - non esiste. O, almeno, è un piccolo manipolo, molti dei quali svolgono con coscienza, serietà e utilità le mansioni assegnate da Sindacati, Associazioni, Miur, Uffici scolastici.
Per questo ho firmato la lettera che circola su Retescuole per chiedere a Profumo la rimozione della Stellacci.
Marina Boscaino
professoressa militante del comitato tecnico-scientifico di Proteofaresapere.

Cara professoressa, purtroppo per lei, il direttore generale Lucrezia Stellacci aveva proprio ragione, nel senso che sul MIUR gravano circa 41.000 stipendi di docenti che non lavorano nelle scuole, distaccati, esonerati, comandati, utilizzati. Non si tratta solo di sindacalisti con esonero, che impropriamente sono pagati dall’Erario a differenza del settore privato e di altri Paesi europei, ma anche di comandati nelle associazioni, come Proteofaresapere, quella cui lei appartiene: di comandati per l’autonomia, nelle università come dottori di ricerca ma a carico delle reciproche scuole, di psicopedagogisti, di politici eletti, e così via in una casistica impressionante che sarebbe troppo lungo elencare, ma che abbiamo dettagliato nella letterina precedente. In questo calcolo bisogna inserire anche coloro (e lei lo ignora), che fruiscono di permessi personali orari o giornalieri. Le sa per esempio che i 611.995 professori italiani possono fruire di 10 ore di assemblea l’anno durante le ore di lezione. Considerando che fruiscano solo di 9 ore, le ore lavorate in meno sono 5.507.955 e, se consideriamo che il docente svolge in una settimana 18 ore di lezione per 33 settimane, è come se si fossero pagati senza far lezione 9.273 professori. Se lei calcola uno stipendio medio lordo di 26.000 euro annuo, vedrà che solo per le assemblee sindacali (che poi, noi che viviamo nelle scuole, sappiamo bene quanti vadano veramente in assemblea e quanti invece al mercatino) creano una spesa di 241.089.000 euro solo per le assemblee. Se riflette capirà perché è proprio la debolezza governativa nei confronti degli appetiti sindacali a determinare i bassi stipendi dei lavoratori della scuola. Noi non comprendiamo perché, nonostante un referendum vinto, il Tesoro continui a raccogliere ancora i soldi delle deleghe per i sindacalisti e gli paghi lo stipendio invece di farli tornare a insegnare.
Proprio non comprendiamo questo masochismo nei confronti di chi mette in atto giornalmente ostruzionismi e comportamenti arroganti di ogni genere. Siamo arrivati al punto che lei si lamenta che il Ministro non licenzi il direttore Stellacci, solo perché lei, professoressa militante, l’ha chiesto. Dalla sua lettera si evince una mancanza di rispetto per le persone che rappresentano le istituzioni, che poi trova riscontro nella mancanza di rispetto degli studenti per i professori. Forse sarebbe bene che, in un Paese nel quale tutti stiamo facendo sacrifici per tirarci fuori dai debiti, al di là della demagogia, anche i sindacalisti facessero i loro.
ASASi

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