A volte si fanno domande di non facile risposta



Leggendo l’articolo “ Scuola: che cosa significa stare dalla parte degli studenti “ scritto nel suo sito da Pietro Ichino, mi rimangono impresse queste parole “  Chi sta dalla parte dei precari (i sindacati, alcuni politici, alcuni giornalisti) ha però difficoltà a rispondere alla domanda: «Quale insegnante preferireste per vostro figlio, una signora 45enne oggi al numero 152 della graduatoria di merito di un concorso di 10 anni fa, o una giovane trentenne che è risultata tra i primi a un concorso fatto in questi giorni?» “. La difficoltà nel rispondere alla domanda è più che giustificata,  perché sono numerose le variabili e le varianti nell’identificare la risposta maggiormente attendibile. Negli ultimi anni i concorsi pubblici non hanno dato un’ immagine di trasparenza e solidità procedurale, troppi i  ricorsi amministrativi e troppi  gli scandali valutativi.
 
L’affidabilità e la credibilità di una prova concorsuale pubblica risiedono nell’incisività dell’azione valutativa e  nella inattaccabilità dei contenuti culturali utili a determinare la qualità stessa della selezione. Più volte si è parlato della inadeguatezza  degli esperti nominati con decreti ministeriali o direttoriali, che ha determinato dubbi e sospetti sull’efficacia dell’azione valutativa, in altre parole non esiste alcuna certezza che oggi un vincitore di concorso sia effettivamente la migliore professionalità selezionata. Quindi in via del tutto teorica anche una signora 45enne oggi al numero 152 della graduatoria di merito di un concorso di 10 anni fa,  potrebbe avere qualità didattico comunicative uguali o superiori a quelle di  una giovane trentenne che è risultata tra le prime a un concorso fatto in questi giorni. Questo perché molto probabilmente la qualità procedurale di un concorso di 10 anni fa,  non può essere paragonata a quella di un concorso fatto in questi giorni, solo per il fatto della diversa mole di ricorsi amministrativi sugli errori docimologici e non,  proposti e subiti oggi e non commessi dieci anni fa. Questa gara per  ringiovanire a tutti i costi la categoria degli insegnanti,  può rivelare diversi punti di vista, non ultimo quello della sempre più gravosa crisi economica, che oltre a divorare posti di lavoro,  diminuisce il potere della “ casta “  nel gestire gli stessi  incarichi lavorativi. Le industrie chiudono,  i servizi ad esse associati si assottigliano, quindi anche una piccola cattedra scolastica, magari in un pizzo di montagna,  può far gola ad un popolo da molti ingiustificatamente percepito come sottomesso. Lo studio o la preparazione professionale non si misura con il numero della posizione in una graduatoria di merito o nell’anno in cui si è partecipato a una tornata concorsuale, ma è un riscontro, un feedback che torna indietro da chi ascolta le nostre lezioni, da chi legge i nostri scritti o da chi analizza le nostre posizioni su questioni più o meno delicate. Tutto il resto è noia diceva una canzone di tanti anni fa, ma che ancora oggi ha un suo preciso significato in termini di speculazione politica per non dire elettorale.

Aldo Domenico Ficara