Caro ministro Profumo, legga la scuola raccontata dai ragazzi

Nella Provincia dei Ragazzi di questa settimana (parliamo della pagina che ogni lunedì esce sulla Provincia Pavese con articoli, poesi e racconti degli studenti, ndr) abbiamo pubblicato una lettera scritta dalla seconda C del liceo classico Foscolo. I ragazzi si rivolgono direttamente al ministro Profumo. Gli raccontano quello che vivono tutti i giorni e come sarebbe penalizzante per loro e per gli insegnanti il provvedimento che aumenta di 6 ore l’orario settimanale dei docenti. Raccontano di una scuola con aule inutilizzabili perché fredde o con infiltrazioni. Chiedono una scuola sicura, confortevole. Ancora prima di avere tablet e ebook. In questo spazio ecco le loro parole.





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Gentile Ministro Profumo,
per una volta non siamo nelle piazze, o meglio, saremo anche lì, ma ci rivolgiamo a lei direttamente. Noi non siamo altro che semplici studenti, ma come moltissimi in tutta Italia abbiamo le nostre idee. Crediamo che sia necessario in questo momento mostrare la nostra solidarietà agli insegnanti pur non essendo direttamente colpiti dall’emendamento che li riguarda sull’aumento dell’orario di servizio a parità di retribuzione. Forse non possiamo capire ogni singola implicazione di questo provvedimento, che, almeno a nostro giudizio, appare ingiusto e vessatorio, ma siamo gli unici in grado di raccontarle cosa sia ora la scuola. Tutto possiamo dire dei nostri professori, tranne che non siano preparati. Le portiamo l’esempio più semplice: non è ancora stato pubblicato il Pof sul sito del nostro liceo perché non sono stati sbloccati ancora oggi, a fine ottobre, i fondi dell’istituto, quindi nessuno sa se verrà davvero svolta alcuna delle attività che sono state programmate per noi. Ci lasci dire che prima di cominciare ad avere una Lim e tablet in tutte le scuole o in tutte le classi, il governo e il suo ministero dovrebbero lavorare di più sui requisiti di base della scuola. L’ultima delle nostre intenzioni è fare demagogia o parlare in maniera astratta, le portiamo degli esempi concreti. Nella nostra scuola piove dal tetto, abbiamo spesso i giornali per terra per assorbire l’acqua e questo avviene anche dopo che è stato rifatto il tetto due anni fa. Avevamo persino, fino a un mese fa, le porte che si aprivano all’interno, con evidenti problemi di sicurezza. La nostra aula proiezioni, in legno, ha dovuto essere ridipinta con vernice ignifuga ed è chiusa da circa un anno, negandoci ogni possibilità di tenere conferenze per gli studenti, tranne quella di mendicare un’aula dalle altre scuole. Possiamo almeno ritenerci fortunati perché abbiamo un laboratorio di informatica e un’aula di scienze ben forniti. Ma nemmeno qui va tutto bene, se vogliamo parlare delle temperature dell’aula di scienze di inverno e di quante volte essa sia occupata da classi che non possono stare nelle loro aule perché ancora più fredde, inagibili per lavori o altro.
Non serve avere un professore come familiare per capire quanto tempo debba lavorare oltre alle diciotto ore e a tutte quelle di ricevimento parenti, di consigli di classe, di scrutini e di altre funzioni che non vengono conteggiate o vengono stipendiate con compensi minimi. Speriamo con questa lettera di essere riusciti a dimostrare come anche noi ci sentiamo coinvolti in tutto ciò e come nessuno di noi abbia mai pensato che ciò non lo riguardi, tanto è vero che la proposta di mandarle questa lettera è stata accolta nella nostra classe all’unanimità. Speriamo anche di aver fatto trasparire la nostra piena consapevolezza che la scuola sia uno strumento fondamentale per il nostro futuro. È dalla scuola del 2012 che si formeranno gli operai, gli insegnanti, i manager, i parlamentari del 2040; se continueremo a rovinarla, ad una medesima sorte sarà destinato il nostro futuro e insieme quello dell’Italia. Non siamo qui per chiedere le sue dimissioni, desideriamo solo che lei faccia un passo indietro e ritiri questo emendamento dannoso per gli insegnanti, per noi studenti e per tutta la società italiana.

classe II C
liceo classico Foscolo di Pavia