Pdl è rimasto ancorato a “Com’è bella, com’è bella: è la scuola di Mariastella!”

di Vincenzo Pascuzzi – 23 gennaio 2013


“Verso le elezioni. Si chiude l'era dei tagli all'istruzione” così titolano Eugenio Bruno e Claudio Tucci sul Sole24Ore del 22 gennaio. E proprio all’inizio dell’articolo leggiamo: “Se c'è un aspetto che accomuna tutte le coalizioni in gara per le politiche del 24 e 25 febbraio è proprio l'intenzione di tornare a investire su scuola, università e ricerca”.

Ma le cose non stanno proprio così. Due osservazioni si impongono. La prima è che nel programma del Pdl non si trova affatto indicata l’intenzione a tornare a investire su scuola, ecc., al più e solo implicitamente, non si prospettano nuovi ed ulteriori tagli dichiarati. La seconda è che, per il Pdl, l’intenzione di tornare a investire comporterebbe un’autocritica, un mea culpa pesante, cioè il riconoscere di aver sbagliato, e di grosso, con i tagli della non-rimpianta ministra Gelmini. Lo stesso operato della ministra andrebbe criticato, censurato, disconosciuto. Una simile duplice ammissione, finora, non c’è stata!






Quindi almeno nel programma del Pdl per la scuola non sono previsti investimenti in più. Tutto il programma elettorale del Pdl appare come un programma riciclato, di default: vecchie idee, vecchi obiettivi, direttive vintage già declamate e perseguite a fronte di una realtà che intanto è cambiata, divenuta più critica, più usurata, di una scuola “massacrata”, dall’ex ministro Pdl (nel 2008, Gelmini venne soprannominata “Beata Ignoranza”!), come denuncia Osvaldo Roman (v. “Perché Profumo non rende noti i dati sul massacro della nostra scuola?” sul sito rete scuole.net e su altri siti).

In sintesi, le proposte Pdl sono una dozzina eterogenea, senza organizzazione e strategia, con evidenti omissioni. Andiamo da un generico “Piano di sviluppo degli asili nido”: ma quali, quanti e in quanto tempo? statali, comunali, privati?; alla possibilità di iniziare la scuola a 5 anni, di opinabile condivisione ed efficacia; all’autonomia delle scuole con i presidi-manager che scelgono loro i docenti!; alla riproposizione della meritocrazia (declamata salvifica ma mai definita né resa operativa) magari tramite overdose di test Invalsi (ma allora chiamiamola “quiz-crazia”!); fino al buono scuola per le famiglie che optano per le scuole private!

Le omissioni sono anch'esse significative. Non si parla infatti di se, come e quando assorbire il precariato storico; non si parla di dispersione scolastica e universitaria (nel frattempo cresciute); nulla su corsi e altre attività di recupero; nessuna indicazione sul numero scarso dei nostri laureati rispetto all’Europa o all’Ocse; non si parla di “classi-pollaio” anche con 30-35 alunni, né di edifici scolastici adeguati alle esigenze, a norma, antisismici dove occorra; nessun cenno ai contributi volontari ma generalizzati e …. imposti - come obbligatori - alle famiglie per l’acquisto di carta igienica, sapone, detersivi, gessi e pennarelli, toner e carta per fotocopie, ecc. Insomma tutto l’altro lato consequenziale e complementare delle riforme dell’allora ministra Maristella.

Roma, 23 gennaio 2013

Vincenzo Pascuzzi