L'ONOREVOLE CAPUA E KIERKEGAARD

di Claudia Pepe – 11 gennaio 2014


L'On. Ilaria Capua (Scelta Civica) membro della VII Commissione (Cultura, scienza e istruzione), della quale è anche Vicepresidente, intervistata da TuttoScuola dichiara :“Il corpo docente è profondamente sottoutilizzato. Perché i professori lavorano 18 ore a settimana e hanno un giorno libero: questo oggigiorno non lo può fare nessun lavoratore. Occorre utilizzare gli insegnanti facendoli lavorare qualche ora in più a settimana: per contribuire al recupero degli allievi più fragili, per organizzare dei centri estivi, per andare incontro alle famiglie e ai bisogni della società odierna, diversa da quella di 20/30/40 anni fa, quando la scuola è stata arricchita di un corpo insegnante così numeroso. Penso che nessun lavoratore abbia così tanti privilegi. I docenti dicono di essere pagati poco, ma secondo me non sono poi pagati così tanto poco, Se ci fossero le iniziative a cui ho accennato, sarebbe un uso di una grandissima risorsa, altrimenti sprecata e sottoutilizzata, ai danni di tutto il Paese'.  Siamo abituati a sentirci dire di tutto e a non rispondere a fatti ma riusciamo a scrivere. Sì, perché noi insegnanti crediamo e insegniamo il rispetto, la non violenza, l'integrazione e soprattutto sappiamo coltivare l'empatia per poter capire, motivare e trovare la via giusta per arrivare ad essere levatrici. Forse, lei cara Signora, non conosce la maieutica, l'arte della levatrice', il metodo socratico che intendeva 'tirar fuori' all'allievo pensieri assolutamente personali.




Cara Signora, dovremmo insegnarle molte cose, ma soprattutto a pensare prima di parlare. La vicepresidente della commissione più importante in Parlamento dovrebbe avere il gusto e il tatto ma soprattutto l'intelligenza, questa qualità che le nega la capacità di vedere oltre le sue parole. Non vede le persone che offende e di cui ignora il lavoro e la grande pazienza.  La 'dispatia' ovvero l'incapacità o il rifiuto di condividere i sentimenti o le sofferenze altrui non dovrebbero riguardare un politico; il politico nella mia utopia che non finirà mai, è un poeta che sa esprimere quello che noi vediamo e non sappiamo leggere, un dirigente che lavora con i suoi operai, un artista che sa cosa vuol dire passione e disciplina, un barbone che conosce l'immensità della strada e le sue ombre, un prete che per fede si deve allontanare dalla Chiesa, un disoccupato che cammina vicino ai muri per scontare la sua pena senza farsi vedere, una donna violentata che abbandonata da tutti, piange la sua solitudine in una bottiglia sempre vuota, uno straniero che porta l'immagine della sua famiglia nel taccuino e elemosina sberleffi pur di far la giornata, un handicappato che conosce le ingiustizie umane più che quelle della natura, un omosessuale che la notte conta i lividi dati dai vigliacchi che per noia e abitudine non si accorgono di avere un cervello.   Un politico oggi dovrebbe essere un insegnante continuamente umiliato dai continui attentati di una Repubblica affollata da faccendieri che non vogliono istruire i loro cittadini. Ma se io fossi quella politica la porterei con me. Si, le basterebbe una settimana della nostra vita per poter parlare meglio dei nostri privilegi, troppi per lei che seduta per caso in un tempio che dovrebbe essere di democrazia, ci condanna ad essere irrisi e diffamati da un'opinione pubblica che già ha perso ogni considerazione del nostro lavoro.  Non le sto più a spiegare con tabelle alla mano che noi lavoriamo mediamente 36 ore la settimana, ma le voglio dire che gli studenti fragili non ci sono più. Perché lo sono tutti vivendo e nutrendosi di una società che assomiglia sempre più a Kronos che divorò tutti i figli per paura che uno di questi lo potesse spodestare e così cedere il potere regale.  Lei dimentica cara Signora, che essere insegnanti è il lavoro più politico del mondo: noi mediamo tra la vita e la vita dettata dalla vostra ignoranza, tra ragazzi che cercano una via e una strada che li porta a piegarsi, a inginocchiarsi e tapparsi le orecchie per non sentire il vuoto disegnato dalle vostra grande avidità. I nostri giorni liberi, quando li abbiamo, sono una rincorsa a pagare i vostri debiti, i vostri sbagli, le vostre sentenze. E poi, ricominciamo a studiare per far conoscere la bellezza del tragitto dei nostri ragazzi, cercando di allontanare il più possibile il momento in cui vi conosceranno. In quel momento non potranno far altro che rimpiangere i giorni di scuola tra un sorriso e una lacrima mangiata sotto i capelli scuri. Noi continuiamo a fare il nostro lavoro così oltraggiato a testa alta cara Signora e non dimentichiamo la nostra cultura, la nostra preparazione, la nostra umiltà imparata nelle aule da bambini che cercano solo il nostro sorriso per sentirsi vivi.  E non scordiamo mai quello che disse Soren Kierkegaard 'Ciò che l'insegnante è, è più importante di ciò che insegna' , ma questo, lei cara Signora, forse non l'ha mai studiato.

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