I presidi con l’acquolina in bocca

commento di Vincenzo Pascuzzi
 
Sembra che ad alcuni presidi non interessi avere scuole che funzionino meglio, ma che la loro aspirazione massima sia diventare …. ceo del loro istituto! Cioè sostanzialmente padroni di una scuola, aumentare il potere, poi adeguare la retribuzione. Ottenere questo gratis, per grazia ricevuta, senza dover investire e rischiare nulla di proprio, nemmeno una lira o un euro. Poi ricevere riconoscimenti e gratificazioni se la loro scuola va bene (cioè promuove tutti o quasi, si colloca nella parte alta delle classifiche Invalsi) e incolpare i docenti in caso contrario. Nuovo governo e nuovo ministro potrebbero riaprire i giochi, disvelare prospettive interessanti. Ben disponibili i presidi detti – ribadiamo solo alcuni, non la totalità – ad assecondare la parte politica che sembra ispirare il ministro Giannini. Ben disponibili appaiono, in particolare, verso gli orientamenti ministeriali già anticipati, a mo’ di ballon d'essai o di antipasto: liceo quadriennale, abolizione degli scatti, finanziamenti alle private, conferma di una valutazione inidonea, contestata, imposta. Presidi e Miur si accingono a scambiarsi prerogative che non sono loro; un po’ come Francia e Usa che si scambiarono (1803) la Louisiana ignorando i diritti dei pellerossa. n tale prospettiva si verifica l’esclusione e l’emarginzaione dell’interazione didattica e dei suoi protagonisti esclusivi cioè docenti e discenti. Così rappresentazione, forma e gerarchia prevalgono su realtà, sostanza e didattica.