Liberiamo la scuola, si va bene, ma da quale parte ?


Se si naviga in rete alla voce “ liberiamo la scuola “ si può trovare tutto e il contrario di tutto. Infatti, possiamo incrociare la presentazione di un libro digitale che auspica una scuola autogestita da comitati di genitori, docenti o enti no profit, o intercettare un’ esortazione del sindacato di base per partecipare a una intera giornata di sciopero unitario per tutti i lavoratori della Scuola. Iniziamo dalla  presentazione del libro digitale “ Liberiamo la scuola “ scritto da Andrea Ichino, Professore di economia politica presso il Dipartimento di Scienze Economiche, Università di Bologna, e  Guido Tabellini, Professore di economia politica presso il Dipartimento di Economia, Università Bocconi, che così recita: “ Immaginate una scuola autogestita da comitati di genitori, docenti o enti no profit, che contrattano con l'autorità scolastica gli obiettivi del progetto educativo. Sarebbe possibile in Italia? Il sistema scolastico nazionale e' da tempo in difficoltà soprattutto a causa della rigidità della sua gestione burocratica ma non sembra chiara la direzione di una sua possibile riforma. Una possibile soluzione da sperimentare, secondo l'inedita proposta elaborata dal forum Idee per la crescita, è proprio quella di garantire una maggiore autonomia ai singoli istituti. Un risultato che si potrebbe ottenere fondendo e adattando al caso italiano esperienze internazionali come quella della Grant Maintained Schools inglesi degli anni Ottanta e delle Charter Schools negli Usa che hanno dato esiti particolarmente incoraggianti proprio in termini di efficienza e di equità. Bisognerebbe accettare anche in Italia che il ruolo dello Stato sia limitato a finanziare e regolare l'istruzione scolastica (pubblica o privata che sia), lasciando ad altri il compito di gestirla e di fornire il servizio alle famiglie “. Concludiamo con il “ liberiamo la scuola “ riferito allo sciopero del 24 aprile 2015, dove i sindacati di base costruivano il fronte dei sindacati anti-collaborazionisti, in altre parole delineavano la risposta alle politiche di distruzione della scuola pubblica statale, unendo le rivendicazioni dei lavoratori -di ruolo, precari e disoccupati- al diritto all'istruzione e al sapere critico delle nuove generazioni. In questo caso con il “ liberiamo la scuola “  si evidenzia la gestione “privatistica” dei Fondi Europei sulla “manutenzione” degli edifici scolasti; l'invadenza dei privati anche con le Fondazioni degli ITS, il blocco dei Contratti dal 2007 e l'uso massiccio di forme contrattuali precarie esterne al CCNL della Scuola, come i contratti a prestazione d'opera o il ricorso a cooperative e consorzi di aziende esterne -per le pulizie, i sistemi informatici o per fornire un ampliamento dell'offerta formativa.  Tutti vogliono liberare la scuola proponendo ricette spesso in antitesi tra loro. La vera liberazione però è il rispetto silente, (soprattutto da parte di chi in un'aula scolastica non ha mai messo piede ) verso quella moltitudine di persone che ogni giorno, da oltre 50 anni a questa parte, si alza la mattina e si rimbocca le maniche dell’innovazione didattica, dell’ottimizzazione organizzativa e della trasmissione dei saperi.

Aldo Domenico Ficara