L'inclusione è un principio base dell'istruzione pubblica ?



Una lettrice di RTS invia in redazione  il link di un articolo pubblicato su Fanpage di cui si ripropone l’inizio: “ Il dirigente scolastico, A. R., a inizio anno ha ricordato con circolari a tutti i genitori che il mancato pagamento delle quote per "progetti" extra scolastici, che vanno ad ampliare l'offerta formativa, comporta l'esclusione dei figli dagli stessi. Suscitando le proteste di molti genitori non tanto (e non solo) per l'ammontare richiesto – 30 euro ad alunno per la scuola primaria e secondaria di primo grado, 15 euro per i bambini di 4 e 5 anni delle materne -, ma anche per le modalità con cui i soldi sono stati chiesti. Agli alunni in grado di scrivere, quelli delle primarie, è stato infatti dettato un avviso che suona piuttosto minaccioso : "Si ricorda che chi non è in regola con i pagamenti non potrà partecipare a nessun progetto". Parole che hanno destato più di una preoccupazione nei piccoli studenti, timorosi di vedersi separati dagli altri compagni di classe “.
A tal riguardo si ricorda che il concetto di inclusione scolastica può essere sintetizzato nel seguente modo: “ L’educazione inclusiva è un processo continuo che mira ad offrire educazione di qualità per tutti rispettando diversità e differenti bisogni e abilità, caratteristiche e aspettative educative degli studenti e delle comunità, evitando ogni forma di discriminazione”. Pertanto è  inclusiva una scuola che permetta a tutti gli alunni, tenendo conto delle loro diverse caratteristiche sociali, biologiche e culturali, non solo di sentirsi parte attiva del gruppo di appartenenza, ma anche di raggiungere il massimo livello possibile in fatto di apprendimento.


Aldo Domenico Ficara